PARROCCHIA

Oggi la Chiesa ricorda San Matteo Apostolo, patrono di Molinella. E la Parrocchia compie 495 anni

  

 

Oggi, 21 settembre, la Chiesa fa memoria di San Matteo apostolo, evangelista e martire, che gli antichi abitanti di Molinella scelsero come loro patrono.

 

San Matteo (Cafarnao, fine del I secolo a.C. – Etiopia, metà del I secolo d.C.), detto anche Levi o il pubblicano, faceva di mestiere l’esattore delle tasse, una delle categorie più odiate dal popolo ebraico. In effetti, a quell'epoca gli esattori pagavano in anticipo all'erario romano le tasse del popolo e poi si rifacevano come usurai tartassando la gente. I sacerdoti, per rispettare il primo comandamento (“Non avrai altro Dio all’infuori di me”), vietavano al popolo ebraico di maneggiare le monete romane che portavano l'immagine dell'imperatore. I pubblicani, cioè i funzionari pubblici, erano quindi accusati di essere peccatori perché veneravano l'imperatore. E il popolo guardava all’esattore come a un detestabile collaborazionista.

Matteo esercitava questo mestiere in Cafarnao di Galilea. Gesù lo vide, seduto al banco delle imposte, e lo chiamò, dicendogli semplicemente: “Seguimi!”. E Matteo, alzatosi, lo seguì. Il nome Matteo, che Levi assunse dopo la chiamata del Signore, vuol dire “chiamato da Dio”.

Pochissimo sappiamo della sua vita. Ma abbiamo il suo Vangelo, il primo dei quattro testi canonici. Il testo di Matteo non è scritto in greco, ma in lingua “ebraica” o “paterna”, secondo gli scrittori antichi. E quasi sicuramente si tratta dell’aramaico, allora parlato in Palestina. Matteo ha voluto innanzitutto parlare ai cristiani di origine ebraica, presentando gli insegnamenti di Gesù come conferma e compimento della Legge di Mosé. Scritto in una lingua per pochi, il testo di Matteo diventa libro di tutti dopo la traduzione in greco.

San Matteo viene raffigurato anziano e barbuto, ha come emblema un angelo che lo ispira o gli guida la mano mentre scrive il Vangelo. Spesso ha accanto una spada, simbolo del suo martirio. La Chiesa lo celebra infatti come martire. Secondo la tradizione, Matteo sarebbe morto in Etiopia. Le sue reliquie sarebbero poi giunte a Velia, in Lucania, intorno al V secolo, dove rimasero sepolte per circa quattrocento anni. Ritrovate in epoca longobarda, il 6 maggio 954 furono portate a Salerno, dove sono attualmente conservate nella cripta della cattedrale.

San Matteo è considerato il patrono di banchieri, doganieri, guardie di finanza, cambiavalute, ragionieri, commercialisti, contabili ed esattori. E’ inoltre patrono di numerose località italiane, tra cui, appunto, Molinella.

 

Perché gli antichi molinellesi scelsero Matteo come Santo Patrono del paese

(da Molinella in Saecula Saeculorum di don Vittorio Gardini)

 

La devozione in loco a San Matteo nasce probabilmente all’epoca dei Comuni (XIII-XIV secolo), quando Molinella si chiamava ancora Vico Canale ed era attraversata da un dedalo di canali lungo i quali si svolgevano scambi commerciali. (…)

Stando ad una diceria popolare, raccolta anche dal Parroco don Andrea Pellandra, a Molinella sarebbe esistita fin dal XIV secolo una cappellina annessa alla Torre, dedicata a “San Matteo de’ doganieri”. Andò probabilmente distrutta nell’incendio del 1390, ma si tratta, appunto, di una diceria, di cui non v’è prova. Per tutto il XV secolo non si trova, infatti, alcun documento che faccia esplicito riferimento ad una chiesa costruita in loco. Ma la cosa che appare più strana è che, a quell’epoca, una borgata come Molinella restasse per così tanto tempo senza un servizio religioso. Per cui, una cappella o una chiesa piccolina doveva pur esserci da qualche parte, costruita magari nei primi decenni del ’400, quando ancora la navigazione era fiorente e operoso di traffici il porto. Altrimenti non si spiegherebbe neppure la scelta del Santo Patrono, San Matteo Apostolo, esattore del dazio per conto dei Romani, conosciuto già nel Medioevo come “il Patrono dei doganieri”. Non avrebbe avuto, infatti, alcun senso dedicargli una chiesa dopo il ’500, quando il porto e il Canale non c’erano già più e non si riscuoteva più neppure il dazio.

Ad ogni modo, il primo riferimento sicuro ad una chiesa in paese risale al 1513, quando il Massaro e gli Anziani della Molinella si rivolsero al Conte Alessandro Pepoli, che del luogo era Alto Signore, per avere un pezzettino di terra “di lato alla Chiesa”, sul quale costruire il cimitero. (…)

Il territorio in cui sorgeva Molinella, come tutta la parte sud-ovest del nostro attuale Comune, era sotto la giurisdizione della Parrocchia di San Martino in Argine, che portava il titolo di Pieve, o Chiesa Matrice, essendo da lei prolificate le altre chiese della zona. (…) La crescita del nostro borgo e le difficoltà a raggiungere la Chiesa di San Martino, soprattutto nei mesi invernali a causa delle acque stagnanti, indussero il Cardinale Grassi, Vescovo di Bologna, a costituire in Parrocchia la nostra comunità. E ciò avvenne, con rogito del notaio Girolamo Cattani, il 21 settembre 1522, nel giorno di San Matteo Apostolo. (v.g.)

 

Sequere me

 

Dietro l’altare maggiore della vecchia chiesa di San Matteo, oggi trasformata in Auditorium, venne posto nel 1787 il grande quadro della “chiamata” di San Matteo, opera del pittore di scuola bolognese Iacopo Alessandro Calvi, detto il Sordino (1740-1815). Il quadro è oggi conservato nella Cappella Feriale della chiesa nuova.

In Auditorium, è ancora visibile là in alto, sopra la volta centrale, un cartiglio con la scritta “Sequere me” (Seguimi!), testimonianza dell’antica devozione dei molinellesi nel Santo Apostolo ed Evangelista Matteo, al quale venne dedicata la nostra chiesa.

 

 

   

 

 

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