La Battaglia della Molinella...raccontata in chiave sportiva da Sandro Bertocchi
Il 31 agosto, in esclusiva per il pubblico di Sportivamente, Sandro Bertocchi ha raccontato in rima l’epica Battaglia della Molinella come fosse una partita di calcio tra Venezia e Fiorentina.
La nota a piè di pagina è per chi non sa come andarono davvero le cose 550 anni fa, in quella memorabile contesa che andò in scena dalle nostre parti nell’estate del 1467.
Disegno di Alberto Fiorentini, da Molinella a fumetti (La Compagnia del Caffè, 2017)
Scusa, Ameri … A te Ciotti!
Qui è Lisandro che vi parla e vi saluta
alla stregua di quel mito, dico Nicolò Carosio,
che con eloquenza acuta
invitava ad un simposio
più che a manifestazione
di agguerriti calciatori
che nel gioco del pallone
stemperavano gli ardori.
Oggi è il 25 luglio,
tra Venezia e Fiorentina
si è creato del subbuglio
e con mossa repentina
il possente Colleoni,
di Venezia il Capitano
con lo stemma a tre coglioni,
da Castello scende al piano
per sorprendere alle spalle
Federico che ad Urbino,
pur avendo sol due palle,
affinò fin da bambino
gran cultura e grande forza,
istruito alla tenzone
dal famoso Checco Sforza,
di Milano gran campione.
Colleoni, vi dicevo,
gran stratega e forza tanta,
dominò nel Medioevo,
goleador dell’Atalanta
qual prodotto di un vivaio
che ha lanciato una marea
di talenti, basti un paio,
Domenghini e poi Scirea.
Allenato da bambino
da tal Braccio da Montone,
insegnante sopraffino che gli fa da anfitrione
ed in seguito al servizio
di Caldora e Carmagnola
cresce astuto con un vizio:
vince sempre, ha grande scuola.
Introduce di potenza
le bordate da lontano
e sa far la differenza
dalle Alpi al Campidano.
Federico di conversa
contrattacca sulle ali
e in avanti si riversa
per lanciare perfidi strali;
può contare in formazione
sugli amici degli Orsini,
formidabili in azione
coi colori papalini.
Si fronteggiano con arte,
la contesa va a vampate
con gli auspici del dio Marte
ci si prende a spingardate.
La tenzone ora è cruenta:
se Venezia dà due schiaffi
l’avversario non spaventa,
con Manfredi ed Ordelaffi
fiorentino è il centrocampo,
Borso d’Este e Soderini
dei gigliati paladini
a Venezia non dan scampo.
Basta! Il tempo è ormai scaduto,
qui finisce la contesa:
90° minuto
dopo il match e tanta attesa
parlerà dell’accaduto,
dei perché, delle gragnuole
di parate e contrattacchi,
aspettiamo la moviola,
Zazzaroni, Rossi e Sacchi.
E’ un pareggio tra i nitriti,
ha arbitrato a tutto tondo,
fronte a spalti assai gremiti,
il Signor Paolo Secondo.
La partita è stata dura,
son cadute molte teste,
Capitani di Ventura:
il migliore, Ercole d’Este,
che ha lottato a più non posso
per finir, qui a Molinella,
dopo carica da “rosso”
trasportato via in barella.
Dalla Molinella è tutto. Linea allo studio …
(Lisandro Ciotti)
NOTA - Il 25 luglio 1467 si combatté dalle nostre parti quella che viene ricordata come la Battaglia della Molinella (o della Riccardina), un avvenimento che, nella storia militare, ha la sua importanza, perché in quella occasione, montando per la prima volta le spingarde sui carri, Bartolomeo Colleoni inaugurò praticamente l’artiglieria moderna.
Il famoso capitano di ventura al soldo della Serenissima guidò i veneziani e gli alleati estensi contro la Lega Italica di Piero de’ Medici e Galeazzo Sforza, che avevano affidato il comando delle operazioni a Federico da Montefeltro, duca di Urbino.
Tredicimila uomini da una parte e, più o meno, altrettanti dall’altra vennero alle armi sul lato sinistro dell’Idice, in territorio di San Martino, anche se presto l’epicentro della battaglia si spostò verso Vedrana (e per questo alcuni storici parlano piuttosto di Battaglia della Riccardina).
Tutti i commentatori sono concordi nel dire che “il fragore della mischia fu davvero enorme”. A sera, più di mille soldati e cinquecento cavalli giacevano sul campo di battaglia. Il luogo, in comune di Budrio, dove furono sepolti uomini e bestie è ancor oggi chiamato Malcampo (si trova nei pressi della grande rotonda all'ingresso del paese, sulla sinistra, per chi viene da Molinella).
Le chiese della zona non potevano più contenere i feriti, molti dei quali furono poi imbarcati dal Porto della Molinella. Tra questi, ce n’era uno particolarmente illustre: Ercole I d’Este, colpito ad una gamba da una palla di archibugio, che aveva fatto di lui “il primo nobile della storia ferito da un colpo d’arma da fuoco”. Della sua gloriosa disavventura molinellese parlerà con tono di grande comprensione anche l’Ariosto, nell’Orlando Furioso.
Chi avesse vinto la battaglia e la guerra non fu possibile stabilirlo con assoluta certezza. Uno sconfitto, però, ci fu di sicuro: Bartolomeo Colleoni, che a Molinella vide sfumare il sogno di impadronirsi del Ducato di Milano, non essendo riuscito ad annientare i fiorentini che dei milanesi erano alleati. In preda a questi tristi pensieri, dopo la battaglia Colleoni stabilì il suo quartier generale al Volta. Brividi di febbre malarica lo scuotevano da capo a piedi, quando il 30 agosto, in barca, lasciò definitivamente Molinella, diretto ad Argenta.