Molinella, autunno 1917: cent'anni fa ... la rotta dell' Idice e quella di Caporetto
Molinella, ottobre 1917
Il 19 ottobre 1917Molinella andò sott’acqua di nuovo. Ma questa volta la rotta di Caporetto fece più notizia della rotta dell’Idice-Quaderna. “Non passa lo straniero”, diceva la canzone del Piave. Molinella faceva il verso ai fanti, intonando questo motivetto: “Il general Cadorna è il re degli assassini / Ha chiamato il ’99, che sono ancor bambini”.
Fino a quel momento, della guerra si aveva solo un’idea un po’ vaga, ricavata dai giornali e dalle notizie a voce dei soldati in licenza. Il rombo del cannone era troppo lontano per spaventarci. La guerra cominciò a mostrare la sua vera faccia, solo quando si infittì la schiera di coloro che piangevano un famigliare, un amico, un conoscente.
Tra novembre e dicembre del 1917 arrivarono a Molinella anche i profughi di Caporetto. “Sono una quindicina di famiglie in fuga dalla Venezia Giulia, dal padovano e dal vicentino, minacciate dall’avanzata tedesca di fine ottobre. Qualcuno fugge anche dai paesi appena oltre Po, per timore del nemico alle porte”.
La ritirata di Caporetto aveva coinvolto migliaia e migliaia di civili, che seguivano l’esercito in rotta. “Arrivarono a Molinella con mezzi di fortuna, alcuni anche a piedi. Furono alloggiati per la maggior parte nei magazzini del signor Pedrelli alla Decima, gli altri dove capitava”. Nella fuga avevano perso tutto. Qualcuno di loro ( i Franceschetto, ad esempio) troverà a Molinella la sua seconda patria e resterà qui per sempre.
“Per garantire la civile convivenza, in un momento tanto difficile per Molinella e per l’Italia intera”, il 17 novembre arrivarono qui i Lancieri del Mantova Cavalleria, che la domenica seguente sfilarono per piazza con la fanfara.
L’Ufficio-Informazioni “per le famiglie dei militari al fronte e prigionieri di guerra”, attivo in parrocchia dal dicembre dell’anno prima, si trasformò rapidamente, per forza di cose, anche in un centro d’accoglienza “per i profughi di Caporetto”, coordinato dal commissario prefettizio Cacciari, dall’Arciprete in veste di segretario e dall’agrario Magli come economo-consulente.
Si costituì in paese anche un Comitato di Assistenza Civile, promosso dagli iscritti alle organizzazioni operaie socialiste e dai soci delle cooperative, “i quali tutto diedero, i loro miseri risparmi, quel po’ di roba di cui disponevano, giacche, coperte e pagliericci, il pane che dovevano strappare di bocca ai loro piccoli, di tutto si privarono per le donne e per i bambini dei soldati d’Italia e per i poveri fratelli delle terre invase”. (...)
Andrea Martelli, Tanti saluti dal secolo scorso. Diario Molinellese del 900 (La Compagnia del Caffè, 2000)