L'inattesa piega degli eventi. Quel che la foto non dice. Un articolo di Saverio Fattori

 

Questa è la foto più votata del concorso “La Foto + Bella del 2017”, indetto da Duecaffè. Racconta di Hichame Jarine, il ragazzo dell’Atletica Molinella (in maglia blu, al centro) che il 12 febbraio dell’anno scorso arrivò 2° ai CampionatI Italiani Allievi Indoor. Pochi giorni dopo quell’impresa documentata dalla foto, con una decisione che lasciò tutti senza parole, Hichame appese definitivamente le scarpette al chiodo. Disse che quello non era il suo sport, che non gli era mai piaciuto correre. Era vero? Sta di fatto che da quel giorno la sua vita ha preso tutta un’altra piega. Molti ancora si chiedono come sia stato possibile che un ragazzo dotatissimo abbia deciso, così, di punto in bianco, di lasciare lo sport. Una domanda alla quale Saverio Fattori ha cercato qui di dare una risposta.

 

Credo che l'ultima volta che ha corso, Hichame ha corso con me. Dodici chilometri a passo allegro, ma nulla di che. Lo prova il fatto che ho corso con lui, e io sono un cagnaccio senza talento. Ho riflettuto spesso su questo fatto: Jarine, vice campione italiano di categoria per due volte in due diverse categorie giovanili, conosciuto e temuto in tutta Italia, ha deciso di smettere definitivamente forse quella sera. Non so se essere onorato, o sentirmi un po' responsabile di quel passo.

Il mezzofondo in atletica sa essere amaro come certe piante che dicono fanno bene, ma che sputeresti immediatamente. Si chiamano ripetute in pista, molti di voi non sanno di che parlo, sono sedute di allenamento che confinano con la tortura. Fai un chilometro forte, poi recuperi da fermo o di passo, il cuore ti batte nei timpani e sai che come cala devi ripartire. In questo limbo i cattivi pensieri ti assalgono, i tuoi fantasmi prendono forma, perché sai che poi dopo ci sarà un altro chilometro alla morte. E via così. Cinque volte, sette volte, dieci volte. Quanto basta, per cercare di diventare qualcuno, uno che conta in uno sport povero, sempre più povero e difficile. Prima della vittoria olimpica Gelindo Bordin faceva ventun chilometri di questa broda.

Quando ho appreso la notizia che Hichame voleva tagliare con l'atletica, mi sono chiesto quali pensieri assalissero Hichame tra una ripetuta e l'altra, cosa celassero i suoi silenzi. È una domanda idiota. Ognuno fa i conti con se stesso. Quando corri sei solo. Sempre. Anche quando corri in mezzo a una moltitudine di altri pirla in mutante e canottiera. Solo con i tuoi limiti, con una fatica sorda e che ti sembra inutile. Spesso durante una gara storta ti dici Basta, questa è l'ultima.

Hichame l'avrà pensato a Imola, nella sua ultima gara, un regionale di corsa campestre dove si batté con cinque ragazzi della Fratellanza Modena, la società più forte in Italia. Lui alla partenza guardava a terra, per nulla sereno, ma nessuno in gara lo è mai, cercava di non incrociare I loro sguardi, i ragazzi in canotta gialla e la piccola F blu al centro, guardavano lui, il loro allenatore, intercettai le sue parole, temeva la sua brillantezza dimostrata in pista. Ma forse lui era già altrove. In realtà non vinse, ma dimostrò ancora una volta un talento infinito, i ragazzi di Modena si ammazzano delle suddette ripetute in compagnia. Hichame era sempre solo durante gli allenamenti più pesanti, circostanza non da sottovalutare, il solo Tobia a urlargli i passaggi nell'eterno gioco allenatore-atleta. Tobia non lo ha mai messo sotto pressione, Hichame, come tutti i grandi, correva forte allenandosi meno degli avversari.

Ci sarebbe da scrivere molto anche su persone fantastiche come Tobi, quei giorni dell'abbandono per lui non devono essere stati facili da gestire a livello emotivo, per noi ammalati di atletica certe scelte sembrano incomprensibili, al limite della follia. Perché un ragazzino così promettente vuole tornare all'anonimato? A essere uno del branco? Ogni essere umano è unico e irripetibile, ma perché stare sott'acqua con una cannuccia, se il tuo corpo galleggia così bene?

Credo che Hichame tornerà a correre, ne sono quasi certo, capirà cosa vuol dire avere un talento che non hai chiesto tu, ma che magicamente ti ha investito. Ricordo che gli telefonai, fui duro, tetro, pessimista come so essere, ma pragmatico, gli dissi che il futuro lavorativo per quelli della sua generazione sarebbe stato davvero complicato, è il mondo a essere sempre più complesso, se hai un tris in mano non buttare la mano, giocatela, cerca di non avere mai rimpianti. Spazza i fantasmi e i cattivi pensieri, corri più forte di loro.

 

Saverio Fattori

 

 

 

 

 

 

   

 

 

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