Prima Domenica di Luglio: una festa che di anni non ne ha 50+2, ma 266!

 

 

 

Ha cambiato addirittura nome: adesso non si chiama più Fiera di Molinella, ma Festa d’Estate 50+2, secondo una numerazione di cui non si capisce francamente il senso. Se, infatti, i numeri stanno ad indicare “l’anzianità” della Festa d’Estate, il 2 basta e avanza. Il 50, pare di capire, indicherebbe invece gli anni di ciò che c’era prima, vale a dire la Fiera di Molinella. Che di anni, quando ha cambiato nome, non ne aveva 50, ma 266 (!). Il mitico 1966 a cui si vorrebbe far risalire l’inizio della tradizione rappresenta solo la data di nascita del Comitato Fiera che in quell’anno subentrò alla Parrocchia nell'organizzazione della tradizionale festa della prima domenica di luglio, che si teneva almeno dal 1750. A questo proposito, vi riproponiamo un articolo (Le radici cristiane della Fiera di Molinella) tratto dal Bollettino Parrocchiale di luglio 2012, che chiarisce bene tutta la questione.

Conservata nell'archivio parrocchiale, c'è una lettera del 17 maggio 1966, con la quale don Gardini si rivolgeva al Vescovo per chiedere lumi in merito all'opportunità di tenere la processione il giorno della festa, convinto com'era che sopprimere la processione col Santo, oppure il concerto della banda o anche solo la tombola, equivalesse ad una rinuncia: “Privarsi di tutto questo significherebbe perdere l'ultimo mezzo efficace di richiamo e lasciare il campo dei festeggiamenti in mano ad altri. Quest'anno – scriveva ancora il parroco – si aggiunge poi un elemento nuovo: si è composto un comitato cittadino che vorrebbe promuovere il ballo e altri festeggiamenti civili (…). Che fare, dunque? Tenere la processione a carattere penitenziale in mezzo ai baracconi, quando il paese è pieno di suoni? Non è dignitoso. Sopprimere la processione? Equivale a distruggere ogni carattere religioso della festa...”.

Nell'attesa di una parola illuminante da parte del Vescovo (come si augurava don Gardini), era nato intanto il Comitato Fiera, che avrebbe preso forma e sostanza nel giro di due o tre anni. Un po' alla volta, la Polisportiva e poi il Comune sarebbero subentrati del tutto alla Parrocchia nell'organizzazione dei “pubblici divertimenti”. La tombola, “che si era sempre levata dal balcone dei Magli”, sarebbe stata rimpiazzata da “una grande lotteria con in palio una 124 Fiat”. E la processione l'avrebbe fatta la gente: non più dietro la statua del Santo, ma davanti agli ingressi dello stadio per assistere al clou della festa, presto rappresentato dai Giochi d'Estate.

Una rivoluzione in senso laico (conseguenza inevitabile delle profonde trasformazioni a cui era andata incontro la società civile in quegli anni), che arrivò a compimento nel decennio successivo, cancellando di fatto ogni significato religioso della festa. Le cui origini, ampiamente documentate, sono in realtà ben più antiche di quel che si vorrebbe far credere, risalendo almeno alla prima metà del XVII secolo, quando la devozione verso San Francesco da Paola, il santo taumaturgo che, secondo la tradizione, aveva liberato Molinella dalla peste, era qui già molto diffusa. Ma poiché la Chiesa faceva (come fa ancor oggi) memoria del Santo il 2 aprile, che cade quasi sempre in Quaresima, cioè in un periodo in cui non era consentito in alcun modo festeggiare, poco dopo la metà del '700 i molinellesi chiesero al vescovo di poter trasferire la festa del Santo Compatrono alla prima domenica di luglio, così da farla coincidere con la Festa delle Campane o della Madonna della Torre, che si teneva già da qualche anno nell'anniversario del giorno in cui le campane erano state “traslocate” dalla torre civica al campanile appena costruito e già pericolosamente inclinato.

A ricordo di quell'evento, che nel luglio del 1750 aveva coinvolto tutta la comunità molinellese, “ogni prima domenica di luglio l'immagine in pietra della Madonna veniva calata dall'alto della torre e con grande concorso di popolo accompagnata processionalmente in chiesa, dove sostava per giorni tre”. Ed erano tre giorni sempre “molto luminosi, con addobbi alle finestre, scoppio di mortaretti e lumi sulle siepi”.

Non si sa come e quando la Festa del Santo abbia finito per prevalere sulla Festa delle Campane (o della Madonna della Torre), tanto da cancellarne il ricordo. E' certo, però, che nel luglio del 1823 venne a Molinella il cardinale Opizzoni, il quale “guidò la processione col Santo e si trattenne anche la sera per assistere ai fuochi d'artificio”.

Quanto alle giostre, anche la loro presenza nei tre giorni della festa era cominciata ben prima di quel 1966 a cui si vorrebbe far risalire il loro esordio sulla pubblica piazza di Molinella. Già il fatto stesso che, cent'anni prima, fosse stato inaugurato, di fronte all'asilo, il cosiddetto prê d'la fìra (il prato della fiera), destinato ad ospitare fin da allora“giostre, spettacoli equestri e divertimenti pirotecnici”, dovrebbe chiarirci le idee. C'è, poi, un ritaglio del Carlino del 7 luglio 1898 in cui si dice che “alla festa della Molinella ha preso fuoco il tendone della giostra” e per questo dovettero intervenire “i pompieri da Budrio con il carrobotte”.

Tutto questo per dire: d'accordo, la fiera di oggi non è più la festa di una volta. Il senso religioso, che accompagnava un tempo ogni manifestazione della vita, si è perso per strada. Ma nel generale abbandono di questi valori, alcuni paesi, più saggiamente di quanto abbiamo fatto noi, hanno saputo valorizzare, anche in senso laico, le radici antiche della loro festa patronale (pensiamo ad esempio, all’Antica Fiera di Portomaggiore), facendo, di quell'antichità quasi un marchio doc. Qui si è invece preferito cancellare ogni ricordo della tradizione popolare, quasi che svecchiandola, togliendole arbitrariamente due o trecento anni di storia, l'avessimo resa più moderna e attraente, la nostra fiera.

Quarantotto anni proprio non bastano a raccontarla tutta intera. Salvo accontentarci di una storia secolare banalmente ridotta ad una storiella. Senza fondamento, senza significato e, quindi, senza verità. Alla quale, purtroppo, si è finito per credere.

(dal Bollettino Parrocchiale, giugno 2012 - modificato)

 

  

 

   

 

 

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