E' morto l'ex campione europeo Checco Cavicchi. Fu "testimonial" involontario della Nobili

Francesco Cavicchi alla Nobili: è il secondo da sinistra (foto/albertino mimmi, 1973)

 

 

Il mondo della boxe è in lutto per la scomparsa di Francesco Cavicchi, il “pugile contadino” che conquistò l’Europa. Era il 26 giugno 1955, quando il bolognese salì sul ring allestito per l’occasione allo Stadio Comunale di Bologna e davanti a 60mila spettatori (!) conquistò il titolo continentale dei pesi massimi, battendo ai punti il tedesco Heinz Neuhaus.

Molti molinellesi erano là, quella notte, ad assistere al trionfo del campione di Pieve di Cento, che la stampa esaltò come “il nuovo Carnera”. Si racconta di uno dei nostri, noto all’epoca per la sua esuberanza, il quale, pur avendo acquistato il biglietto in prevendita, non riusciva ad entrare per la ferma opposizione di una maschera (oggi diremmo uno steward), a cui era stato ordinato di chiudere i cancelli sotto la Torre di Maratona, vista la straordinaria affluenza di pubblico nel Settore Distinti. Con fare gentile, il nostro concittadino chiamò a sé l’uomo come per chiedergli un’informazione e, quando questi gli fu a tiro, gli strinse con forza le braccia intorno al collo. Mollò la presa solo quando l’uomo di guardia al cancello, col naso schiacciato contro le sbarre, si decise finalmente a togliere il catenaccio, aprendo così un varco del quale, oltre al nostro eroe, approfittarono ritardatari e portoghesi per riversarsi come un fiume in piena sulle gradinate dello Stadio.

Francesco Cavicchi era nato a Pieve di Cento nel 1928. La sua stella brillò per poco tempo nel firmamento dello sport italiano. Investì nell’acquisto di terreni agricoli gran parte dei soldi guadagnati sul ring. Divenne così un cliente della Nobili. Orlando Chiarini giura di averlo visto sollevare un aratro con una mano sola. Le macchine frangizolle e i turbo atomizzatori col marchio inconfondibile dell’azienda di Molinella che percorrevano le campagne del Centese trainavano la nostra economia. Coloro che si trovavano a passare da quelle parti, pensavano che “se andavano bene per la terra di un campione come Cavicchi sarebbero andate bene anche da loro”. Questo almeno dice la leggenda, a cui, ancora una volta, abbiamo dato voce.

 

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Cavicchi, stella della boxe dall’accento bolognese

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