Quando i migranti eravamo noi. Storie di molinellesi regolari e clandestini ...

 

Emigranti molinellesi in viaggio verso Montevideo (1899)

 

Quando i migranti eravamo noi... Storie di molinellesi regolari e clandestini, di truffe dolorose e di raggiri, di scafisti senza scrupoli e di respingimenti. Succedeva qui 100 anni fa, ma ce ne siamo già dimenticati. > https://www.facebook.com/sportivamente.molinella

 

Come ha ricordato l’altra sera il presidente Mattarella nel suo saluto agli Italiani d’America in occasione del Columbus Day, tra il 1876 ed il 1926 furono più di 13 milioni gli Italiani che “lasciarono la patria per le Americhe”, come si diceva un tempo per indicare semplicemente le migrazioni trans-oceaniche.

Negli anni precedenti si erano già registratfenomeni migratori di una certa entità, ma prevalentemente continentali(diretti cioè verso altri paesi europei, come Francia, Svizzera, Belgio e Germania) e a carattere stagionale (con andate e ritorni nel corso dello stesso anno).

All’origine di questi flussi vi era la grande crisi agraria che aveva investito molte regioni italiane negli ultimi decenni del XIX secolo. L’introduzione delle macchine agricole provocò un forte aumento della disoccupazione. Contemporaneamente, la concorrenza dei mercati americani fece crollare il prezzo dei prodotti italiani.

I primi ad emigrare furono i contadini veneti, seguiti dai piemontesi. Solo più tardi l’esodo coinvolse le popolazioni dell’Italia meridionale.

In generale, si può dire che si partiva per sfuggire alla fame e alla miseria. Si andava a cercare fortuna all'estero, con la speranza di poter un giorno ritornare. Questo elemento caratterizzerà tutta l'emigrazione italiana. Non fu così per altri popoli: per i cattolici irlandesi, ad esempio, che emigravano soprattutto per motivi religiosi, rassegnati all'idea di non tornare più.

Si emigrava non solo per ragioni economiche, ma clandestinamente anche per motivi politici e, solo in minima parte, per spirito d'avventura.

A partire dal 1870, il forte incremento della popolazione aumentò notevolmente il flusso migratorio continentale e transoceanico, con prevalenza del primo almeno fino al 1895. Poi le partenze per i paesi al di là dell’Atlantico ebbero il sopravvento.

Si ebbero due grandi ondate migratorie: la primdal 1876 al 1913, quando si passò da 109mila a 873mila emigranti (anno 1913); la seconda dopo la Grande Guerra, a partire dal 1919, quando le partenze furono 615mila e si mantennero intorno a quei livelli almeno fino al 1926, allorché il Regime Fascista adottò i primi provvedimenti tesi ad interrompere quel flusso migratorio, che nel decennio successivo si volse infatti verso l’Africa (“il nostro posto al sole”), ma con numeri ben inferiori. .

 

Molinella e la Grande Emigrazione

Nella nostra zona, la presenza attiva delle Società di Mutuo Soccorso tra gli operai e gli artigiani ed un sistema diffuso di Cooperative, riuscirono per molto tempo a ritardare, o almeno ad attenuare, il fenomeno migratorio. Infatti, nel 1881, esattamente vent'anni dopo l'Unità d'Italia, i bolognesi emigrati all’estero erano appena 14. Il 1906 è l'anno in cui il flusso migratorio raggiunge il picco più alto: sono infatti 7.453 i bolognesi emigrati all'estero, 42mila in tutta la regione.

Per la cronaca – scrive Lorenza Servetti nel suo bel libro ( Vado nella Merica, è lì di là dalle colline: Budrio e la grande emigrazione, 1880-1912; Marsilio, 2003) - il primo emigrato del Mandamento di Budrio, di cui faceva parte all'epoca anche il Comune di Molinella, fu un certo Riccardo Miccoli di Dugliolo, falegname di anni 41, che nel 1879 era partito “da solo per l'America”. Dove precisamente fosse diretto, però non si sa.

Nell'estate del 1888, il Sindaco di Molinella, marchese Augusto Mazzacorati, scrive al prefetto per informarlo che circa 70 famiglie di braccianti molinellesi hanno ricevuto un invito a partire per il Brasile

Secondo il rapporto dei carabinieri “l'emigrazione prevista per la fine di settembre verrebbe promossa da una società con sede in San Paolo, che offre libero e gratuito trasporto da qualsiasi porto italiano e la certezza di un lavoro all'arrivo in Brasile” (più tardi aggiungerà anche l’offerta di “un ettaro di terreno su cui costruirsi la casa”).

Benché fosse convinto che i nostri concittadini sarebbero andati in Brasile “a sostituire la ciurma degli schiavi che vanno colà scomparendo e con paghe da fame”, il sindaco di Molinella non può opporsi e decide di rilasciare il passaporto solo a coloro che presenteranno regolare biglietto di imbarco dal porto di Genova.

Qui si inserisce, purtroppo, la truffa messa in atto da un certo Pietro Eredi di Portomaggiore ai danni dei poveri braccianti molinellesi. Esibendo dei certificati di viaggio falsi, come uno degli scafisti senza scrupoli di cui tanto si parla oggi, l'Eredi scrivono i carabinieri -si sarebbe fatto anticipare 20 lire da ogni capofamiglia disposto a imbarcarsi per il Brasile, per poi sparire dalla circolazione senza pagare la Compagnia Gavotti di Genova, la quale ora si rifiuta di farli partire”.

Al termine di una lunga e inutile attesa al porto di Genova, i nostri concittadini furono riportati a casa a spese del Comune.

 

L’emigrazione clandestina

Da un rapporto di polizia del 24 novembre 1898, si viene a sapere che “almeno 37 cittadini molinellesi hanno ancora la residenza nel Comune, ma risulterebbero non più trovarsi nel Regno e perciò quasi certamente emigrati clandestinamente in Francia o Sud-America, qualcuno addirittura in Prussia Orientale, dove è presente una discreta colonia di fuoriusciti molinellesi che là hanno trovato rifugio dopo i fatti della Boscosa del 1897.

Ecco un esempio di emigrazione clandestina: per motivi politici, gli emigranti non comunicavano alle autorità né la data della loro partenza né il luogo dove erano diretti. In pratica, fuggivano all'estero per evitare l'arresto.

 

L’ultimo censimento

Al Censimento del 1911, gli emigranti molinellesi risultavano essere 179, a cui si dovevano aggiungere almeno 50 clandestini (presunti), per un totale di circa 229 unità.

Il Comune di Molinella contava all’epoca poco più di 12mila abitanti, per cui il flusso migratorio era inferiore al 2%, meno che in tutti gli altri comuni della pianura bolognese.

La maggior parte degli emigranti molinellesi (almeno il 70%) si dirigeva verso il Sud-America (Uruguay, Brasile e Argentina).

Nel 1921 la colonia molinellese più numerosa (41 concittadini) era nella città di Montevideo, in Uruguay. (am)

 

 

 

 

   

 

 

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