4 Novembre: 100 anni fa finiva la Grande Guerra. Riflessi molinellesi della Vittoria

 

 

La guerra contro l’Austria-Ungheria è finita”. Come il generale Armando Diaz, anche don Primo Angelini (di cui molto si è parlato in questi giorni, NdR) il 5 novembre 1918, con un giorno di ritardo sulla fine delle ostilità, firma il suo personale bollettino della vittoria: “Ieri le nostre campane lanciarono a distesa il lieto annuncio ai molinellesi, per dire che la guerra tra uomini e uomini era finita, che l’unità della Patria non era più solo un sogno, che la Gloria e la Vittoria si erano posate per sempre sul tricolore d’Italia”.

 

Dall’inizio del conflitto, sono stati 1.502 i molinellesi partiti per il fronte. Il silenzio suona l’ultima volta per il soldato del 159° Reggimento Fanteria Pio Tassinari, di anni 26, figlio di Cesare e della fu Maria Piazzi, “morto di bronco polmonite influenzale la mattina del 17 novembre, nell’Ospedale di Trieste italiana, di ritorno dalla prigionia in Austria”. E’ l’ultimo dei 246 caduti molinellesi della Grande Guerra: 64 del capoluogo, 61 di San Pietro e Alberino, 53 di San Martino, 47 di Marmorta, 21 di Selva Malvezzi. All’appello ne mancano 9, dati per dispersi. Insieme ai morti, la guerra ci restituisce anche 52 mutilati e invalidi. “Ma non ci fu un solo renitente, non un disertore”. Molinella ha fatto dunque il suo dovere fino in fondo. I labari delle associazioni combattentistiche potranno fregiarsi di 3 Medaglie d’argento, 3 Medaglie di bronzo e 3 Croci di Guerra al Valor Militare.

Lo sport molinellese ricorda tra gli altri il sergente Raffaele Tubertini, figlio di Felice, cameriere di anni 24, “uno dei primi animatori molinellesi del giuoco del football”, deceduto nell’ospedale da campo di Cormons (Udine), il 7 novembre 1915.

 

I nomi dei caduti vengono celebrati a caratteri di marmo sulla facciata della Torre Civica, dove dal 12 novembre 1922 arderà “a perenne memoria” anche una lampada votiva. “ Tu, di libere genti, facesti nome uno, Italia”, dice l’iscrizione, da un verso di Carducci. Ma neppure i lutti, che accomunano tanti molinellesi, riusciranno nell’impresa di sanare le ferite aperte prima del conflitto. Si ricomincia a litigare (e forse non si era mai smesso di farlo) per le cosiddette provvidenze che gli agrari avrebbero dovuto versare per legge alle famiglie dei coloni caduti in guerra e “che adesso invece negano - scrive La Squilla - da maestri quali sono (gli agrari) nell’imboscare se stessi e le loro fortune”. La festa nazionale del 4 novembre diventerà così un ulteriore motivo di divisione.

Nel 1921, il sindaco facente funzioni Giuseppe Bentivogli non permetterà a don Angelini di partecipare alle celebrazioni per il Milite Ignoto, “in quanto nessuno può contestare - scrive Bentivogli al parroco - che la maggioranza dei nostri caduti non condivide le Sue idee né la fede ch’Ella ufficialmente rappresenta”. Nel 1922 la ricorrenza sarà festeggiata in stato d’assedio, “perché si temevano incidenti all’indomani della Marcia su Roma e ancora troppo recente era la cacciata dei caporioni rossi da Molinella”. In questa occasione, appunto il 12 novembre, sul muro della Torre verrà murata la lapide commemorativa, opera del molinellese Gino Marzocchi.

 

Il 17 gennaio 1923, presieduto dal Regio Commissario Cav. Tullio Carnevali, si insedierà in Municipio “il Comitato Comunale per la creazione, a Molinella e in tutte le frazioni, dei cosiddetti Viali delle Rimembranze, il cui fine è quello di tramandare alle generazioni future i nomi dei molinellesi che sacrificarono la loro giovinezza alla Patria, conformemente alle istruzioni Governative pervenute all’Autorità Scolastica, rappresentata dalla Direttrice Didattica, signora Maestra Luisa Piantanida Billi”. Nel capoluogo, la strada prescelta è via Domenico Ferri: “I fusti dei sempreverdi piantati lungo la via recano ognuno una targa di bronzo, con il nome di un soldato caduto al fronte e la scritta ‘Resurges’ (risorgerai)”. Il bozzetto è opera anch’esso di Gino Marzocchi.


Il Viale delle Rimembranze sarà solennemente inaugurato il 10 giugno 1923. Due anni dopo, nel giugno del 1925, il Re in visita a Molinella incontrerà i combattenti e i reduci schierati davanti al Municipio, “rendendo loro il doveroso omaggio della Patria riconoscente”.

 

Ai caduti della Grande Guerra, il 30 giugno 1926, sarà infine dedicata in San Matteo la Cappella di San Francesco da Paola, sormontata da una terrazza con ringhiera in ferro battuto. La ringhiera è un dono di Pippo e Angiolino Magli a ricordo del fratello Augusto, sergente del 636° Battaglione Assedio, caduto presumibilmente in località Villa Vasi il 27 ottobre 1917, durante la ritirata di Caporetto”. Alla notizia della scomparsa, i suoi fratelli avevano attaccato al portone della bottega un cartello con scritto “chiuso per lutto”. Ma la mattina dopo “trovarono il cartello strappato e tutto immerdato”. In paese si diceva che la prodezza fosse “opera di uno dei Galleri, falegnami del Malborghetto, per punire l’interventismo dei Magli”. Il nome di Augusto Magli rivivrà più avanti sulle pagine sportive, grazie alle imprese del nipote, famoso calciatore, al quale verrà dato appunto lo stesso nome dello zio caduto in guerra nel 1917.

 

Andrea Martelli. Tanti saluti dal secolo scorso. Diario molinellese del 900 (La Compagnia del Caffè, 2000)

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Sull’argomento, vi segnaliamo anche il libro

Molinella durante la Grande Guerra 1915-1918, a cura di Giorgio Golinelli e Francesco Mimosa

(Comune di Molinella - Monumenti che parlano, 2013)

 

   

 

 

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