Vallazza 40, il libro: Bertocchi-Fattori, botta e risposta

 

Sandro Bertocchi (foto / anni 80)

 

 

L’elogio del corridore lento

di Sandro Bertocchi

 

Il 3 novembre scorso, la Camminata della Vallazza ha avuto un prologo nella saletta al primo piano della Biblioteca Comunale con la presentazione del libro illustrato “La Vallazza 79/18, quarant’anni di corsa”. L’autore, Saverio Fattori, sollecitato dal Direttore del mensile specializzato “Correre”, ha intrattenuto brillantemente appassionati e ex corridori dando prova, lui atleta di buon livello tuttora assiduo praticante, di proprietà di linguaggio e conoscenza tecnica. Fattori, competitore e runner dichiarato, ha suscitato il legittimo interesse degli “addetti ai lavori”, e ha lasciato perplesso chi, come me, per trent’anni ha fatto della corsa lenta una irrinunciabile (e ormai oggetto di nostalgia) alleata contro lo stress da ufficio e una preziosa compagna di avventura lungo cavedagne argini e piste ciclabili. L’autore, a mio parere, rispetto agli autentici valori che la “nostra” Vallazza dovrebbe evocare, ha privilegiato l’agonismo, il confronto con l’avversario e con l’inesorabile scandire del cronometro. Il manifesto della quarantennale manifestazione invita alla “camminata ludico motoria a passo libero”. Centinaia, migliaia di appassionati con la sola ambizione di partecipare e godere della libertà del proprio corpo raccolgono l’invito premiando ad ogni edizione la suggestione del percorso e la bravura del gruppo podistico organizzatore. Riconosciuti il fascino della corsa veloce e l’ammirazione per l’elegantissimo incedere in specie delle “gazzelle” africane, resto convinto che in sede di presentazione (ho solo dato una scorsa alle illustrazioni del bel libro di Fattori che val la pena leggere a prescindere) il ruolo di protagonista e il meritato rilievo andassero proprio a quella moltitudine che prima, durante e dopo la “gara” non ha avuto remore nel gustare le prelibatezze gastronomiche della nostra Bassa. (sb)

 

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Ti sei perso un passaggio, caro Sandro

di Saverio Fattori

 

(…)È vero, quella mattina alla biblioteca di Molinella ho indugiato poco sui numeri e sull'aspetto popolare che in realtà nelle pagine del libro è pure presente, ma ne approfitto per qualche riflessione.

Ho iniziato a correre nel 1976, quindi gli anni in cui stava germinando il seme, e so bene che la forza di questo movimento sta proprio nel fatto di essere davvero di massa. Non era difficile comprare un paio di scarpette quasi tecniche e non avevi bisogno di un impianto come quello necessario per praticare il bob a quattro. Bastava una cavedagna che correva parallela al verde della Vallazza, appunto. So bene che sta nei grandi numeri (oggi più che mai visto il declino qualitativo delle prestazioni) la potenza della corsa su strada. Ma per quanto sia lo sport più democratico che esista, visto che chiunque può partecipare alla stessa maratona alla quale è iscritto il primatista mondiale in carica, era bene porre l'accento sul fatto che a Molinella fino al 2007 è successo davvero qualcosa di oggettivamente importante appunto perché metteva d'accordo sia l'aspetto amatoriale che l'eccellenza mondiale. E gli sforzi sono stati enormi, sforzi ai quali io non ho partecipato, ma mi sembrava giusto sdebitarmi cercando di mettere in scena in questo libro quello che è successo in quei formidabili anni, metterli nero su bianco, farne memoria storica, mai come ora necessaria in tempi così veloci, così veloci che a volte i nostri cervelli fanno surf sulle cose e mai immersioni.

I molinellesi lo "sentivano" che quella domenica mattina a Molinella succedeva qualcosa di importante, non ti avvicinavi alla prima fila delle transenne in zona arrivo, poi il pomeriggio si tornava con l'orecchio alla radiolina per i risultati della serie A, B, e anche C, ma ci stava, ed era necessario davvero raccontarla questa favola nei dettagli.

Oltre tutto il mondo della corsa è cambiato negli ultimi anni caro Sandro, oggi ormai è solo enfasi per la moltitudine, il mito della maratona per tutti, a tutti i costi, costi alti, correre a New York possono farlo tutti, a patto di stare bene economicamente, non occorre nemmeno il certificato medico sportivo, tutti nel sogno della medaglia di partecipazione da mostrare sui social.

Non esistono più circuiti internazionali come quello che si correva a Molinella, una gara simbolo, per arrivare nei primi cento dovevi correre davvero forte, non solo mancano i soldi, ma mancano soprattutto i veri agonisti, quelli che quando li vedevi correre non avevi bisogno di essere un tecnico della Federazione per capire che eri davanti a uno spettacolo raro, prezioso. E visto che quel mondo di eccellenza qualitativa è finito per aprirsi definitivamente solo quello di massa, ludico motorio, questo libro può essere inteso dai neofiti e da chi si è perso qualche passaggio storico come te, caro Sandro, come un Chiedi chi erano i Beatles... alla ragazzina carina che ascolta i Maneskin. (SF)

 

 

   

 

 

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