Ricordo del Grande Torino. Quando anche Reno entrò nell'orbita granata col Progetto Green Toro

 



4 maggio 1949. 70 anni fa, un incidente aereo poneva tragicamente fine all’epopea del Grande Torino. Non intendiamo certo sovrapporci a quanti, in questi giorni, hanno raccontato su stampa e tv le imprese di una squadra che dava alla Nazionale 10 giocatori su 11, orgoglio sportivo di un’Italia che rinasceva dalle macerie della guerra e che vide i suoi sogni infrangersi quel giorno di pioggia sulla collina di Superga.

parleremo di come, sull’onda emotiva di quella tragedia, il Calcio sorpassò il Ciclismo nella classifica dello sport italiano più popolare. Senza aggiungere altro, diremo soltanto che quella squadra straordinaria ebbe anche a Molinella i suoi tifosi. Loro covo era il Caffè di Arvedo, proprietà di Alberto Magli, chiuso ormai da tanti anni, che ad uso dei più giovani possiamo però collocare sotto il portico di via Mazzini, proprio di fronte all’attuale Punto Centrale di Gianni Nori.

 

 


Qui, in maniera forse più provinciale, vogliamo invece ricordare quando il Torino, evidentemente un altro Torino, piantò “la bandiera granata sulle sponde del Reno”, come scriveva Omnibus nel 1991. Fu precisamente in quell’anno che l’Unione Sportiva Reno entrò nell’orbita del Toro.

L’8 maggio, i bambini del Reno andarono in gita a Torino, ospiti della società granata, che aveva Emiliano Mondonico come allenatore. Dopo aver assistito, al mattino. all’allenamento della prima squadra al vecchio Filadelfia, il campo dov’era custodita la memoria del Grande Torino, e strappato un autografo al brasiliano Leo Junior, a Lentini, Martin Vazquez, Marchegiani e Cravero, per dire dei giocatori più gettonati, la comitiva pranzò presso la sede del club granat. Qualcuno (i dirigenti Martelli, Mazzanti, Binelli e Michielon) ebbe la fortuna di sedere a tavola col presidente Borsano e con quello che, di lì a poco, sarebbe diventato un’icona juventina: Luciano Moggi, all’epoca general manager del Toro. Il programma del pomeriggio prevedeva una partita amichevole tra le squadre Giovanissimi dell’US Reno e dell’AS Bacigalupo (vinta 3-1 dai padroni di casa), poi la visita-pellegrinaggio a Superga, E lì, nel punto preciso in cui, 42 anni prima, si era schiantato l’aereo che riportava a casa da Lisbona il Grande Torino, fu depositata una corona di fiori, legata da un nastro blu e verde.

Quella gita aprì la strada al Progetto Green Toro, voluto dal presidente Borsano che intendeva esportare il marchio granata in tutta Italia, attraverso un piano ambizioso (e anche innovativo, per quell’epoca) di aiuti alle Scuole Calcio. Reno aderì al progetto, inaugurato ufficialmente la sera del 8 giugno 1991, con uno spettacolo al Teatrino Parrocchiale di Molinella. “Mazzola passa a Gabetto” era il titolo della pièce teatrale, liberamente tratta da un articolo scritto da Indro Montanelli per il Corriere della Sera all’indomani della tragedia di Superga, e interpretata dai bambini dell’US Reno, diretti da Marina Nobili.

Alla presenza della delegazione di dirigenti granata, guidati dal responsabile del progetto, dottor Palmesino, venne presentata la struttura tecnica e organizzativa della nuova Scuola Calcio Green Toro, che prevedeva Alessandro Montanari Guido Cavina e Andrea Vignali nel ruolo di istruttori. Per Sandro, si trattava del primo incarico vero, dopo un anno di apprendistato. In luglio, Vignali partecipò a Borno, in Val Camonica, ad uno stage di due settimane per Animatori Green Toro, intravedendo in quell’esperienza una concreta prospettiva di lavoro che dura tutt’ora.
Reno fece proprie le caratteristiche del Toro. La difesa orgogliosa delle proprie origini, della propria storia e della proria “diversità”, accompagnò la crescita della società in quei primi anni. Se loro (quelli del Molinella) sono la Juve, noi siamo il Toro, dicevano i dirigenti della vecchia guardia, che amavano il derby più di ogni altra cosa e provavano per il campetto del prete lo stesso sentimento dei tifosi granata per il Filadelfia.

 

 

Chiudiamo con un’ultima annotazione, quasi un promemoria per chi se ne è dimenticato: vent’anni fa, primavera del 1999, in occasione del 50° anniversario della tragedia che ci aveva portato via il Grande Torino, la Giunta Calori intitolò ai Caduti di Superga quello che per i molinellesi era sempre stato il Parco dei Divertimenti alla Casa Tonda.

 

 

   

 

 

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