Ricordo di Gustavo Fiorini. Con Brady e Mancini, tra i grandi Numeri 10 doriani

Ricordo di Gustavo Fiorini. Con Brady e Mancini, tra i grandi Numeri 10 doriani

 

 

1990-2020. Ricordo di Gustavo Fiorini a 30 anni dalla scomparsa

 

Nel decennio 1940-1950, sui campi di Serie A si registrò una straordinaria concentrazione di calciatori molinellesi: Dino Bovoli di Marmorta (1914-1988), che nel 1936, con la maglia della Pro Vercelli, era stato il primo atleta professionista di Molinella, giocò in quegli anni con l’Atalanta, con l’Ambrosiana-Inter e con la Sampdoria; Arcangelo Zerbini di San Martino in Argine (1920-1976), già riserva del Bologna nei campionati di guerra, disputò qualche partita nel Bari; per non parlare di Augusto Magli, che in viola era già il campione che conosciamo. A questi si aggiunse Gustavo Fiorini.

Nato a Casoni di Budrio nel 1919, cresciuto in una famiglia in cui erano tutti giocatori di calcio (il fratello Faust fu tra i pionieri del Molinella, un altro fratello, Nino, giocò nella Vis Pesaro), Gustavo Fiorini si mise in luce giovanissimo nelle file del Molinella, che nel campionato 1935-36, sotto la guida di Paolo Mazza, sfiorò la promozione in Serie C.

La veloce aletta dal gol sempre in canna”, come scriveva il Calcio Illustrato, passò quindi all’Anconitana, dove rimase fino al 1942, risultano tuttora, con 71 reti segnate tra serie C e serie B, il miglior cannoniere dorico di tutti i tempi.

Trasferito al Liguria di Genova, disputò la prima partita in A il 4 ottobre 1942, a Bari. L’ 11 ottobre , ad appena una settimana dall’esordio in A, segnò infatti la rete del definitivo 1-1 con l’Ambrosiana-Inter.

Dopo la guerra e una breve parentesi al Forlì, giocò nella Sampierdarenese, dalla cui fusione con l’Andrea Doria nacque nel 1946 la Sampdoria.

Le ottime prestazioni in maglia blucerchiata e i 10 gol all’attivo, compreso quello segnato al Genoa nel primo storico derby della Lanterna, gli valsero nel 1947 il trasferimento all’Inter, dove tuttavia non ebbe molta fortuna a causa di un brutto infortunio al ginocchio.

Fiorini fu “uno dei primi calciatori italiani ad affrontare i rischi chirurgici di un intervento al menisco”, un operazione di per sé assolutamente banale, ma che, all’epoca, imponeva di metterei n conto anche la possibilità di dover interrompere la carriera. E, infatti, fu costretto a chiudere con il calcio giocato ad appena 31 anni. Il suo curriculum di calciatore professionista parla comunque di 82 presenze e 16 gol in Serie A, 106 presenze e 28 gol in B.

Da allenatore, ha vagato soprattutto per i campi della C, non avendo saputo cogliere al volo l’offerta di Fulvio Bernardini, il quale, una volta conclusa la sua esperienza bolognese e in procinto di trasferirsi alla Samp, nel 1966 l’avrebbe voluto come suo secondo, “essendo Gustavo un profondo conoscitore dell’ambiente blucerchiato”.

Piombino, Baracca Lugo e Rimini sono state forse le tappe più prestigiose della sua carriera di mister, Aldo Agroppi (Torino) e Valerio Spadoni (Roma) i giocatori più noti tra quelli che Fiorini ha lanciato nel grande calcio.

Tornato a Molinella da allenatore nel 1974, fu subito profeta in patria, guidando i rossoblu alla vittoria del campionato di Prima Categoria, preludio alla storica conquista della Serie D da parte della squadra allenata poi da Rino Mazzi.

Gustavo Fiorini morì improvvisamente ad Ancona il 3 luglio 1990. Un mese prima o poco più aveva cortesemente declinato l’invito a tornare a Molinella per l’inaugurazione della mostra “Le pagine della memoria. Quando il Molinella faceva la B. Temeva di essere sopraffatto dall’emozione, quando si fosse trovato davanti Augusto Magli e gli altri campioni di un tempo, dei quali – pur essendo lui stesso molinellese – era stato un fiero avversario con la maglia dell’Anconitana.

Nel 1996, in occasione del 50° anniversario di fondazione della Sampdoria, La Gazzetta della Sport dedico un ampio servizio ai grandi Numeri 10 blucerchiati. L’elenco comprendeva tra gli altri, Brady e Mancini, ma il primo della lista era lui, Gustavo Fiorini, “il precursore del Mancio”.

 

Andrea Martelli: Vite di molinellesi illustri (La Compagnia del Caffè, 2012)

 

 

 

   

 

 

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