Dalla Rivista del Touring Club, 1897: ecco i primi biciclettisti molinellesi

 

 

 

Giorgio Golinelli ci dà notizia che alla data del 20 giugno 1897 tre molinellesi risultano iscritti al Touring Club Ciclistico Italiano e ricevono gratuitamente la rivista riservata ai soci. Questi i loro nomi: Giuseppe Schiassi, Gustavo Massarenti e Pietro Sarti.

La scoperta, dal punto di vista storico-sportivo, non è di secondaria importanza, in quanto ci consente di colmare il vuoto di notizie e di informazioni che va dal 1888, l’anno della famosa contesa tra Nicolò Rosa e Giovanni Testa per stabilire chi dei due fosse stato il primo molinellese a possedere una bicicletta, e il 1910, quando il nostro concittadino Ettore Bettini, ciclista dell’Audax Italiana, partecipò alla corsa Bologna-Codigoro, piazzandosi tra i primi.

Uno spazio di oltre vent’anni, che, grazie a Golinelli, va ora riempendosi anche di altri nomi. Nel 1899, si aggiunge infatti all’elenco dei soci il molinellese Giuseppe Benvenuti, gran giocatore di scacchi. Nel 1906 Domenico Vaccari. Nel 1907, Giuseppe Ghelli e Attilio Evangelisti. Nel 1909 Alfredo Montanari e l’anno seguente Giuseppe Fabris Rotelli Tutti con l’indicazione “Molinella (Bo)” accanto al nome. E, ancora, nel 1912 l’ingegner Francesco Rubini, che diventerà più tardi presidente del Molinella Calcio, e Dario Calori, fondatore della Società Ciclistica Molinellese e poi, dal 1932, primo presidente della Sezione Ciclismo della Polisportiva.

Tra il 1888 e il 1910 aumentano dunque i possessori e gli utilizzatori della bicicletta, generalmente come mezzo di diporto (cioè di svago e divertimento, dal francese se déporter che è la radice della parola sport) o da corsa, per alcuni anche come indispensabile strumento di lavoro.

 

 

 

Sfogliando la Rivista del T.C.C.I., fondata nel 1894 dai Ciclisti Milanesi, si possono coglierne le finalità – scrive ancora Giorgio Golinelli – La passione per la bicicletta come mezzo per viaggiare e fare turismo; l’organizzazione di incontri e raduni tra cicloviaggiatori per scoprire angoli turistici dell’Italia; l’individuazione di percorsi sterrati; la promozione di gare per velocipedisti e del velocipede come simbolo di avventura e modernità”.

Nel 1900, la cosiddetta rivista dei ciclisti”cambiò nome e si chiamò Le Vie d’Italia, organo ufficiale del Touring Club Italiano, che aveva scoperto nel frattempo l’automobile come simbolo di velocità e di progresso per la nuova borghesia italiana.

 

   

 

 

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