Anthony Ervin, l'uomo che visse due volte. L'urlo della Rinascita. Un articolo di Francesco Martelli
A sinistra Francesco Martelli, in mezzo Ervin (Bolzano, novembre 2016)
Chiude stasera a mezzanotte la mostra collettiva di arte contemporanea che abbiamo chiamato “Rinascenze”. Anche lo Sport è un'Arte. Un'arte da amare. Tutti gli sport hanno avuto le loro storie esemplari di rinascita e di riscatto. Quante volte abbiamo sentito raccontare di campioni che si erano perduti e che si sono ritrovati, di atleti che sembravano finiti e che sono tornati alla ribalta. Colpiti e affondati dalla vita e poi di nuovo sulla cresta dell'onda.
Ecco l'onda che inevitabilmente mi riporta alle piscine, al mondo che è stato il mio mondo per tanti anni. Sono stato un nuotatore anch'io e vorrei raccontare per il pubblico di Rinascenze (e ovviamente anche di Duecaffè) la rinascita di Anthony Ervin, l'uomo che visse due volte. Io l'ho incontrato.
Il 6 novembre 2016, al meeting di Bolzano, ho avuto la fortuna di gareggiare con lui nei 50 stile libero. In finale, Ervin primo, io ottavo. Ma per me è stato un onore sfidarlo e, dopo la gara, potergli stringere la mano.
Leggo su https://nuotounostiledivita.it che se c'è una storia da film, ideale per una sceneggiatura hollywoodiana in cui l'eroe sprofonda, si rialza e torna in cima al mondo, quella di Anthony Ervin è già stata scritta. Nato in California nel 1981 da mamma ebrea e padre afroamericano, a soli 19 anni Ervin diventa il nuotatore più veloce del pianeta e il più giovane campione olimpico della specialità, vincendo in 21”98 la medaglia d'oro nei 50sl alle Olimpiadi di Sidney 2000.
L'anno seguente, ai mondiali di Fukuoka, si conferma ancora il più veloce, vincendo 50 e 100sl. E' il suo grande momento, ma Ervin è inquieto e nel 2003 si ritira dall'attività. Dirà che si sentiva in gabbia: il suo vero sogno era fare il musicista. Gli anni che seguono sono una lunga discesa verso l'inferno. Vive per strada o in alloggi di fortuna. Finisce in carcere per furto e spaccio. Tossicodipendente, senza un soldo in tasca, vittima della depressione, tenta anche il suicidio. Disperato, ferito nel corpo e nell'anima, ma ancora capace di grandi slanci di generosità, mette all'asta su ebay la medaglia d'oro vinta a Sidney e i 17.000 dollari del ricavato li destina alla Croce Rossa Internazionale per aiutare le popolazioni colpite dal terribile tsunami che nel 2004 aveva flagellato le coste del sud-est asiatico.
Quando tutto sembra perduto, il nuoto diventa per Ervin un’ancora di salvezza. Nel 2010 ottiene un lavoro a New York come insegnante di nuoto di una squadra di bambini. E' l'inizio della rinascita. Il suo viaggio al termine della notte è finito. Ervin ricomincia ad allenarsi per puro piacere, solo per recuperare quella fisicità che negli anni era andata perduta.
Partecipa ai trials olimpici di Omaha e, inaspettatamente, si qualifica per Londra 2012. Il 5º posto nella finale dei 50sl sembra già un miracolo. Ma a Ervin non basta e quattro anni dopo, a Rio 2016, vince ancora i 50 stile libero. La sfida con il francese Manadou si risolve in un centesimo di secondo: Anthony Ervin chiude in 21"40, Florent Manadou in 21"41.
Ervin, che a Sidney 2000 era stato il più giovane vincitore di sempre dei 50sl, ora, all'età di 35 anni, è il nuotatore più vecchio a conquistare l'oro olimpico in questa specialità.
16 anni dopo il trionfo di Sydney, dopo aver vissuto mille vite, dopo esser caduto negli abissi più profondi, Anthony Ervin è risalito sul tetto del mondo. Un urlo liberatorio riecheggia all'Olympic Aquatic Stadium di Rio de Janeiro: l'urlo della RINASCITA!
L'urlo di Ervin (Rio de Janeiro, 2016)
“Chi sta sempre in piedi, non avrà mai intorno a sé l'alone magico di chi cade e si rialza – ha dichiarato Ervin alla fine della gara - Bisogna essere feriti per sentire la gioia della guarigione”.
Chi è il vero Ervin? - gli chiedono - Quello di prima o quello di adesso?
“Tutti e due – risponde - A 19 anni non ero pronto a vivere come un campione olimpico. Ho lasciato lo sport. Ne vedevo solo i lati negativi e ho vissuto la mia vita di mezzo. Voi adesso la criticate, ma io dico che senza quella io non sarei quello che sono oggi. Non rinnego nulla del mio passato, anche se so di aver fatto molti errori e fatto soffrire la mia famiglia. Però avevo bisogno di essere libero, di uscire dagli schemi. Non sapevo più chi ero. La mia storia nel nuoto ha riflettuto la mia vita. A Sidney 2000 mi ero perso. A Londra e poi a Rio sono tornato ad essere un uomo. Mi fanno sorridere quelli che al blocchetto di partenza digrignano i denti guardando gli avversari in atto di sfida. Hanno paura di perdere e quindi hanno già perso. Per vincere devi cercare solo te stesso e l’umanità che è nel tuo cuore. Solo così puoi puntare in alto...”.
(fm)