Massimo Battara, da Molinella alla finale europea di Wembley. L'ex portiere del Molinella nello staff del CT Mancini
(Molinella 1981) (staff della Nazionale, 2021)
11 luglio 2021. Italia-Inghilterra, finale del Campionato Europeo per Nazioni. Questa sera a Wembley, seduto in panchina qualche fila dietro il CT della nostra Nazionale, ci sarà anche una vecchia conoscenza del calcio molinellese: Massimo Battara, che esattamente 40 anni giocò per una sola stagione in difesa della porta del Molinella e che dal 2018, come preparatore dei portieri, fa parte dello staff azzurro di Roberto Mancini.
Nato a Genova nel 1963, cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Bologna, Massimo Battara, portiere e figlio d'arte (il padre, Pietro, era stato una bandiera della Sampdoria anni '60, prima di passare al Bologna del Petisso Pesaola), iniziò la sua carriera nel 1981 con il Molinella in Promozione.
Quando arrivò qui, era ancora fresca la botta della retrocessione dalla Serie D, avvenuta due stagioni indietro. Dopo la caduta, il Molinella, allenato dall'ex bolognese Gasperi, non era riuscito a centrare l'obiettivo dell'immediata risalita. In testa per gran parte del campionato, il sogno del ritorno in IV Serie era svanito in febbraio, quando il Sassuolo venne a vincere a Molinella (1-2). Il terzo posto finale fu quasi un dramma.
La mancata promozione aveva messo a nudo una situazione deficitaria anche sotto il profilo economico. Pesavano ancora gli onerosi costi di gestione della Serie D. Per far cassa furono ceduti molti giocatori e il nuovo allenatore, Ugo Gualandi, “non sapeva più come farne 11 da mandare in campo”. L’ex portiere del Molinella si ritrovò infatti ad allenare sotto il sole d’agosto “una squadracon soltanto tre giocatori veri (Stagni, Lolli e Tremaglia), dovendo per il resto contare su un gruppo di volonterosi ragazzini del settore giovanile”. L’umiliante 8-0 subìto a Crevalcore in Coppa Italia, suonò come una campana a morto sulle possibilità del Molinella in campionato. Per rimediare ad una situazione già così compromessa prima ancora di cominciare, venne allora convocato dal presidente Stagni il direttore sportivo Gianni Busi, che aveva lavorato benissimo a Traghetto con Bianchi.
Nella precarietà tecnica e di cassa di quell’inizio di stagione 1981-82, Busi si mise subito all’opera nel tentativo di mettere in piedi una squadra almeno decente. Comprò a prezzo d'occasione il centravanti Belluzzi che aveva giocato nella Primavera del Cagliari. Convinse la Spal a dargli il corteggiatissimo Dallara. Prese in prestito dal Bologna un quartetto di figli d’arte: i tre fratelli Perani e, appunto, il giovanissimo portiere Battara. Ma dopo sette giornate il Molinella era ancora al palo. Sollecitato da Stagni, Busi fu quindi costretto a dare il benservito al suo amico e compaesano Gacci (Gualandi e Busi erano entrambi di Codifiume) per preparare il grande ritorno in panchina di Edgardo Bianchi.
Con lo stile e i metodi di sempre, Bianchi invertì subito la rotta: “Vincemmo la prima a Vignola. In vantaggio con un gol sotto la neve dell’ottimo Belluzzi – ricorda il mister – grazie alle parate di Battara portammo a casa il risultato”. Gli bastò vederlo all'opera in un paio di occasioni, per rendersi conto che quel portierino di appena 17 anni era “un fenomeno”. Forse il miglior portiere rossoblu del dopoguerra, dice Bianchi, certamente il meglio impostato. Merito del padre, indubbiamente, che allenava i portieri del Bologna e gli aveva insegnato come stare in porta. Una vera autorità in materia, riconosciuta anche da Bianchi, il quale decise che Massimo Battara si sarebbe allenato solo una volta alla settimana a Molinella, giusto per stare un po' con i compagni di squadra, lasciando che gli altri due o tre allenamenti settimanali li facesse a Bologna col padre, che in fatto di portieri ne sapeva più di chiunque altro, compreso lo stesso Bianchi.
Battara padre, insieme alla moglie, era spesso in tribuna a vedere il figlio, soprattutto le domeniche in cui era libero da impegni perché il Bologna giocava in trasferta.
Messo il catenaccio alla porta con Battara Jr, ritrovata l'armonia del gruppo con cene a base di pesce nel garage di casa sua, Bianchi infilò una serie di cinque vittorie consecutive. “Battara – ricorda ancora il mister -fu decisivo in molte occasioni, addirittura strepitoso ad Ostiglia, quando all'ultimo minuto, col Molinella in vantaggio 1-0, andò a prendere il pallone destinato nel sette, deviandolo in angolo con la punta delle dita”. Bianchi ricorda anche un altro particolare del suo portiere: la monetina portafortuna che Battara infilava in una crepa del terreno vicino al palo. “Una domenica si accorse quando era già tra i pali di averla dimenticata negli spogliatoi e allora, con una scusa, corse a prenderla, costringendo l'arbitro a ritardare di qualche istante il fischio d'inizio”.
Ma, quell'anno, non bastarono le grandi parate di Battara e nemmeno la cabala della monetina a salvare il Molinella. La squadra di Bianchi aveva compiuto un mezzo miracolo: 25 punti in 22 partite. Perdendo però l'ultima col BoCa, il Molinella retrocesse in Prima Categoria, da dove sarebbe poi stato ripescato per meriti sportivi.
Battara Jr aveva dimostrato di essere un portiere di categoria superiore. La Promozione gli andava stretta, figurarsi la Prima Categoria. Aveva già la valigia pronta, destinazione Viadanese, Serie D. Poi, dopo un breve passaggio alla Sampdoria senza lasciare traccia, Sambenedettese, Puteolana, Casertana Salernitana (con la quale esordirà in B nel 1990), Lecce e Spal saranno le altre tappe della sua carriera. Nella serie cadetta collezionerà 97 presenze con la maglia della Salernitana, del Lecce e della Spal. Chiude a Sassuolo, in Serie D, nel 1995, per dedicarsi all'attività di preparatore dei portieri.
La nuova avventura comincia a Modena. Nel 2000 Beppe Dossena gli offre un'interessante opportunità all'estero: lo chiama infatti ad allenare i portieri del Al-Ittihad di Gedda, in Arabia Saudita. Nel 2001 è a Napoli, poi Spezia, Fiorentina, Inter e Benevento. Si trasferisce nel 2009 al Manchester City con Roberto Mancini, dove rimane fino al 2014, quando Di Matteo lo chiama allo Schalke 04, in Germania. A fine stagione è al Pune City, squadra indiana di prima fascia, allenata dall'ex doriano David Platt. Nel 2016 torna in Inghilterra, all’Aston Villa, ancora con Di Matteo. L'anno seguente è richiamato da Mancini allo Zenit San Pietroburgo, ma al termine della stagione Battara lascia il club russo per entrare nello staff del tecnico di Jesi, divenuto nel frattempo CT della Nazionale.
Massimo Battara, “uno dei nostri!”. Questa sera, a Wembley, sarà lì al suo posto, seduto qualche fila dietro il nostro CT. Comunque vada la grande sfida con i Leoni d'Inghilterra, Molinella il suo Europeo l'ha già vinto.
https://www.figc.it/it/nazionali/azzurri/nazionale-a/staff/massimo-battara/
Foto: in alto a sinistra, Massimo Battara con la maglia del Molinella (1981); a destra, Battara oggi, preparatore dei portieri della Nazionale di Mancini.