Lo Sport nella Divina Commedia. Dante era un podista? Praticava la lotta o giocava a scacchi?
Dante Alighieri era un podista? Praticava la lotta o giocava a scacchi? Sono domande alle quali risponderà giovedì sera Giulia Miccoli, nella prima delle “Tre sere con Dante”, organizzate a San Martino in Argine (Parco della Chiesa) dalla Compagnia del Caffè, in occasione del VII Centenario della morte del Poeta.
“La Lingua di Dante e il Calciolinguaggio di Gianni Brera”: questo il tema della serata inaugurale, che proporrà dunque un confronto tra Dante Alighieri, padre della Lingua Italiana, e Gianni Brera, che ha saputo dare dignità letteraria al linguaggio sportivo. Da una parte la dottoressa Giulia Miccoli, molinellese, tesi di laurea sul Sommo Poeta; dall'altra il professor Andrea Maietti di Lodi, biografo ufficiale del grande giornalista scomparso ormai da trent'anni.
Si passerà così dalle espressioni dantesche, frasi o modi di dire, che sono entrati nel nostro vocabolario e che usiamo molto spesso senza conoscerne la provenienza, ai neologismi breriani, da libero a centrocampista, da Abatino a rombo di Tuono, che hanno cambiato il modo di raccontare lo sport e il calcio in particolare.
Ma, tanto per tornare al punto da cui siamo partiti, nel corso della serata ci sarà spazio anche per alcune curiosità, tipo: “Lo Sport nella Divina Commedia”.
Non volendo togliere ai lettori il piacere della scoperta, né rubare il mestiere alla dottoressa Miccoli, qui ci limiteremo a dire che il poema di Dante contiene diversi riferimenti espliciti a ciò che noi, oggi, chiamiamo sport. Il primo, forse il più noto, lo troviamo nel Canto XV dell'Inferno (versi 121-124), dove il Poeta cita la corsa del Drappo Verde, o Palio di Verona, istituito nel 1208 e considerato per questo la corsa su strada più antica del mondo.
Un altro riferimento lo troviamo nel Canto XVI dell’Inferno (vv. 22-27), dove Dante descrive il movimento dei lottatori quando studiano la presa dell'avversario; e un altro ancora nel Canto XXVIII del Paradiso (vv. 91-93), dove si fa cenno al gioco degli scacchi e alla leggenda di Sissa Nassir.
Nella Divina Commedia ci sono riferimenti anche al nuoto (Inferno I e XXIV), al tiro con l'arco (Purgatorio IV) e all'equitazione (Purgatorio V), tanto da far dire al giornalista spagnolo Andrés Montes che “Dante è il più 'sportivo' dei poeti dopo Pindaro”.
Infatti, dopo la morte di Dante Alighieri, dovranno passare almeno cinque secoli, prima che un altro poeta italiano prenda spunto dallo sport per una sua opera. Lo farà (chi l'avrebbe mai detto?!) Giacomo Leopardi, “il fragilissimo conte di Recanati dal fisico tutt'altro che atletico”, nel novembre del 1821 (ecco un altro anniversario!) con la poesia “Al vincitore nel gioco del pallone”. Che non è dedicata ad un giocatore di calcio, ma a Carlo Didimi, considerato all'epoca un vero campionissimo della palla con bracciale.
Qui sotto il programma completo delle “Tre sere con Dante”: