14 novembre 1951: la grande alluvione del Polesine. Anche Molinella corre in aiuto

 

 

 

L'alluvione del Polesine del novembre 1951 fu un evento catastrofico, che colpì gran parte del territorio della provincia di Rovigo e parte della provincia di Venezia.

Dai primi giorni di novembre il nord Italia era flagellato da piogge intense e persistenti che in Val Padana avevano raggiunto l’apice tra il 6 e il 12. Sul bacino del Po vennero misurati mediamente circa 30 millimetri di pioggia al giorno, con picchi che superarono anche di quattordici volte la media mensile dei cinque anni precedenti. Una tale quantità di acqua, caduta su terreni già saturi di pioggia da ottobre, determinò la piena di tutti i corsi d’acqua del bacino.

Ingrossato dalle acque di tutti i suoi affluenti di destra e sinistra, ma ostacolato nel suo deflusso da venti di scirocco, il Po non poteva scaricare in mare

Così, nelle prime ore del pomeriggio di quel 14 novembre 1951 (70 anni oggi!),la furia delle acque ruppe l'argine sinistro in tre punti tra Santa Maria Maddalena e Occhiobello, trasformando quelle terre in un immenso lago, dentro il quale crollavano le case e morivano le bestie.

Le vittime accertate furono 101 (89 delle quali sul cosiddetto "camion della morte", l'automezzo carico di sfollati sorpreso dall'inondazione la notte del 14 a Frassinelle), 4 i dispersi; oltre 1.000 chilometri quadrati di terre inondate; 180.0000 sfollati, 80.000 dei quali non fecero più ritorno alle loro case, con conseguente impatto sociale ed economico negativo di lungo periodo in un’area geografica già economicamente depressa ancor prima dell’alluvione.

I danni materiali furono ingentissimi: 60 km di argini e oltre 950 km di strade distrutte o inagibili, 52 ponti crollati, circa 5.000 abitazioni e altrettanti fabbricati distrutti. 13.800 aziende agricole con 2.500 macchinari danneggiati. Andarono perduti oltre 16.000 capi di bestiame e due milioni di quintali di derrate. I danni causati dell’alluvione furono stimati in 400 miliardi di lire dell'epoca, corrispondenti a poco più di 7 miliardi di euro di oggi

Per estensione delle terre allagate e per volumi d'acqua esondati, quella del Polesine è considerata ancora oggi “la più grande alluvione che ha colpito l'Italia in epoca contemporanea”.

 

La solidarietà nazionale e internazionale non tardò a manifestarsi nei confronti delle popolazioni polesane così duramente colpite. Al diffondersi della notizia, associazioni, partiti politici, sindacati, privati cittadini di ogni condizione sociale diedero vita ad una vera e propria gara di solidarietà-

Gli italiani, che ancora ricordavano le sofferenze della guerra, parteciparono in prima persona agli aiuti e accolsero nelle proprie case gli sfollati.

Anche il nostro paese fece la sua parte. “Molinella che già conobbe in passato simili momenti, non rimarrà insensibile di fronte a tanta sciagura e dimostrerà certo anche in questa occasione la tradizionale sua generosità”: diceva così il manifesto fatto affiggere dal Comune. Allo scopo di meglio coordinare i soccorsi, il 16 novembre si era costituito in Municipio un Comitato Civico, presieduto dal sindaco Martoni. Gli sfollati, trasferiti a Molinella sui camion militari, furono alloggiati nei sotterranei dell'attuale Municipio (all'epoca Casa del Popolo) e in alcuni fabbricati di proprietà dell'Azienda Beni Rustici, che fornì anche le brande utilizzate in passato per alloggiare le “mondine forestiere”. I registri dello Stato Civile e Anagrafe del nostro Comune dicono che alcune di quelle famiglie venete, com'era già successo anche nel 1917 dopo Caporetto, non fecero più ritorno alle loro case e si stabilirono per sempre a Molinella.

 

 

   

 

 

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