"Non sapevo nulla di calcio, ma un giorno incontrai Faustino Turra e diventai tifoso del Bologna". Enrico Visani ricorda
E’ scomparso qualche giorno fa Faustino Turra, ex giocatore del Bologna dal 1964 al 1971, ricordato ancor oggi dai tifosi più anziani come “uno straordinario e preziosissimo jolly”, perché in maglia rossoblu ha coperto un po’ tutti i ruoli, eccetto quello del portiere.
Nel libro “Arte e Sport. Racconti di un artista”, il nostro amico Enrico Visani, pittore toscano da anni trapiantato a Molinella, ricorda l’incontro con Turra che poi l’introdusse negli ambienti del Bologna FC 1909.
Stavo rientrando in città, stanchissimo, dopo 14 ore di lavoro nella pasticceria Jolly alla Croce di Casalecchio, con la mia bianca e scassata Fiat 600 quando, giunto in Via Andrea Costa, di fronte alla famosa mesticheria “L’Artistica”, mi ricordai che nello sgabuzzino adibito a studio, lassù nel mio piccolo ma luminoso appartamento di via della Cava, a San Ruffillo, mi mancava un po’ di materiale per poter dipingere.
Era il 1967, un periodo nel quale la mia vita e quella della mia famiglia si presentava piuttosto grama. Sicuramente per dirla con un’espressione popolare, “non legavano mica il cane con la salsiccia”. Tutt’altro. Ciò nonostante, qualche lira per un tubetto di colore e per un pacchetto di Nazionali senza filtro, nella classica confezione verde, me li potevo permettere. Parcheggiai l’auto ed entrai nel negozio con aria soddisfatta con la speranza di trovare a buon mercato ciò che cercavo. Mentre stavo chiedendo il colore desiderato, udii che il commesso, rivolto ad un giovane cliente, pronunciò il mio nome: “Quello è il famoso pittore Enrico Visani. Siccome la settimana scorsa mi ha acquistato un suo acquerello, se vuole glielo presento”.
Ascoltai inorgoglito la risposta affermativa del giovane. Entrambi si avvicinarono a me e il titolare del negozio mi disse: “Caro Visani, posso presentarti questo grande calciatore di calcio? Si chiama Fausto Turra ed è il “libero” del Bologna”. Pensai di rispondergli con una battuta, alquanto stupida e sciocca: “Libero? Perché gli altri sono tutti in carcere?” che poteva essere giustificata dalla mia assoluta ignoranza in materia calcistica, ma cambiai subito la versione dichiarandomi onorato di fare la sua conoscenza e ringraziandolo per l’acquisto della mia opera.
“Sarei felice di riceverla a casa mia per farle vedere dove ho collocato il suo quadro” rispose Turra e proseguì: “Anzi, perché una di queste sere non viene a cena, a casa mia, in via Saragozza, con la sua signora, così potremmo parlare un poco di arte, una materia che da qualche tempo comincia ad affascinarmi”.
Accettai volentieri. Organizzammo la serata, che si rivelò simpatica e gradevole, sia per il menù a base di polenta e di un favoloso coniglio in umido, sia per gli argomenti trattati e per l’atmosfera molto familiare rallegrata dai nostri rispettivi figli. Nel congedarmi Turra mi chiese il numero di telefono che purtroppo ancora non possedevo e fu così che gli diedi quello della pasticceria dove lavoravo.
Passarono alcuni giorni e ricevetti una sua telefonata con la quale mi invitava allo stadio ad assistere ad una partita del Bologna. Da quel momento, nonostante la mia estraneità al gioco del calcio, strinsi amicizia con altri giocatori, come Muiesan, Savoldi, Cresci: praticamente con tutta la squadra. L’allenatore dei rossoblù in quel momento era il famoso e simpatico “Petisso” Pesaola, mentre l’anno successivo arrivò Edmondo Fabbri del quale divenni ben presto grande amico.
La Società mi regalò una tessera per entrare allo Stadio pure con l’auto e in tribuna San Luca sedevo accanto ai giocatori che non scendevano in campo. Poi, come sempre accade nelle squadre di calcio, l’assetto sportivo cambiò: Fausto Turra passò al Brescia e si diradarono così per ovvie ragioni le nostre frequentazioni. Ma ormai facevo quasi parte della squadra: benvoluto da tutti, come pure mia moglie Silvana che spesso si cimentava in gustose cenette alle quali partecipavano anche le eleganti mogli dei giocatori che, tra l’altro, facevano a gara per assicurarsi i miei quadri, contribuendo in tal modo ad incrementare le mie finanze, molto spesso sottoposte ai prelievi delle terribili cambiali.
Era un periodo felice: inviti alle feste, presenza sui vari quotidiani, interviste: la mia celebrità cresceva continuamente anche nel mondo dell’arte, finché un giorno capitò un episodio che pose termine a questo sodalizio con il Bologna. Durante una partita – non ricordo neppure quale fosse – ero seduto in tribuna tra la moglie di Beppe Savoldi e un famosissimo giocatore del Bologna che quel giorno non era sceso in campo. Il Bologna stava perdendo e Savoldi era l’ombra di se stesso. Stava giocando effettivamente molto male a tal punto che il giocatore di cui sopra suo compagno di squadra, cominciò ad inveire contro di lui usando frasi anche offensive. La moglie di Savoldi, dopo un po’, provata da questa litania di contumelie scoppiò a piangere, pregandomi di intervenire per farlo desistere da questo comportamento inqualificabile verso quello che era pur sempre un suo compagno di reparto, tra l’altro anche beniamino del pubblico petroniano.
Ne nacque un diverbio molto acceso tra il sottoscritto e il giocatore che sembrava ignorare il mio invito alla moderazione. Per evitare di passare a vie di fatto accompagnai all’uscita la signora Savoldi mandando a quel proverbiale “paese” il mio occasionale interlocutore.
Durante la settimana successiva, come accadeva spesso, andai a seguire l’allenamento, ma subito mi accorsi che per me il rapporto di amicizia con la squadra era terminato. Non misi mai più piede allo Stadio perché evidentemente quell’episodio aveva compromesso l’armonia con molti giocatori e, in particolare, con quello, come potete immaginate molto influente, che ne era stato infelice protagonista. Savoldi ed altri amici mi pregarono di dimenticare d’accaduto, ma per me era divenuto insopportabile convivere in un ambiente così carico di tensione e di rapporti improntati ad un cameratismo di facciata.
Enrico Visani: Arte e Sport. Racconti di un artista (Youcanprint, 2017)