Molinella che ti siedi dolcemente nelle valli …

 

Storie e personaggi degli anni '30 nelle rime di Rafelgo

 

 

 

Ai tiri, 1938

 

(a.m.) La letteratura molinellese, se possiamo chiamarla così, ha avuto anch'essa i suoi poeti, che si sono espressi in italiano e, molto più spesso, in dialetto. Poeta per modo dire: firmava così le sue rime Fabio Golfera, in arte Rafelgo, raffinato cantore della Molinella degli anni '30. A modo loro, furono poeti anche l'ingegner Giuseppe Rossi (1895-1962) di Marmorta e il fabbro di Alberino Arrigo Altobelli (1900-1982), che maneggiavano il dialetto con grande maestria (Rafelgo scriveva invece in italiano), lasciandoci in eredità degli autentici capolavori come La Fornarina (Rossi) e La rana bue (Altobelli). Non fu da meno di questi mostri sacri del dialetto (anzi, secondo alcuni li superò per stile e fantasia) Giancarlo Martelli (1922-1984), l'eclettico geometra dell'Ufficio Tecnico Comunale e poi capo ripartizione dell'Anagrafe. In questa élite letteraria possiamo annoverare a pieno titolo, tra i contemporanei, anche il nostro Sandro Bertocchi. La lettura dei loro versi, zirudèle o poesie che dir si voglia, è sempre molto piacevole. Per cui, abbiamo pensato di regalarci un autore al mese, cominciando da questa domenica proprio con Fabio Golfera.

 

Non era di Molinella, Rafelgo, ma di Conselice. Dicono che qui l'avesse portato la passione mal corrisposta per una donna. Raccontò in versi le storie, talvolta “indicibili”, di Molinella al tempo dei telefoni bianchi. L'umorismo a sfondo erotico che pervade le sue rime, lo fa assomigliare a Pitigrilli, al secolo Dino Segre (1893-1975), oppure allo “scandaloso” Guido da Verona (1881-1939), scrittori un po' dandy, “dannunziani di serie B”, secondo la critica, le cui opere messe all'indice e vietate ai minori (CocainaMimì Bluette, ecc...) ebbero però uno straordinario successo nel periodo tra le due guerre. Gran giocatore d'azzardo, Rafelgo lasciò tutta la sua produzione letteraria ed una chitarra da concerto “all'amico Onofrio Martelli a parziale sconto di un debito di giuoco”. Delle sue opere, sono poche quelle pubblicabili senza correre il rischio di essere citati per turpiloquio. Ne abbiamo scelte tre, tutte vagamente di argomento sportivo, due delle quali inedite.

 

 

 

La prima che vi proponiamo, del tutto inedita, fu composta nel febbraio del 1938, in occasione della festa danzante organizzata dal Circolo Cacciatori di Molinella nel salone della Casa del Fascio (l'attuale Municipio) allo scopo di raccogliere fondi per la costruzione del primo stand di tiro a volo. Se stand era(è)parola straniera, assolutamente vietata in tempo di autarchia, non lo era invece l'italianissima “pedana di tiro”, che venne infine realizzata “nel prato ad un tiro di schioppo, forse anche meno, dal Parco dei Caduti” , praticamente dove sorgerà più tardi la fabbrica Pancaldi. La “nuovapedana” fu inaugurata nell'agosto di quello stesso anno, per la soddisfazione dei vari Ploner, Vaccari, Cesari, Venturoli e Rivani, i più famosi tiratori dell'epoca, abituali frequentatori della trattoria di Alvaro Lipparini, che non a caso era stata ribattezzata “dei Cacciatori” nel 1923, alla morte del vecchio conduttore Cesare Surbulòn.

 

 Cacciatori molinellesi (anni '30)

 

 

 

* * *

 

 

Altrettanto inedita è anche questa “tristissima istoria” del 1932, l'inglorioso happy end di una leggenda delle nostre strade polverose, quale fu appunto l'automobile del dottor Ricci, primario chirurgo del vecchio ospedale. La Leonessa di cui si parla, una Scat rossa fiammante, era stata infatti la prima auto immatricolata a Molinella: quando cessò di servire la nobile causa della medicina, cambiò padrone e divenne presto il simbolo di un'epoca gaudente che, ridendo e scherzando, di lì a qualche anno sarebbe andata allegramente incontro alla rovina.

 

    La Leonessa (Miramare, 1928)

 

 

 

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Abbiamo tenuto per ultima la poesia composta da Rafelgo nel 1933 per l'inaugurazione del campo da tennis dello zuccherificio, il primo realizzato nel nostro comune. Già pubblicata, almeno relativamente ad alcune strofe, ve la riproponiamo qui nella sua versione integrale.

 

 

  

   

Per l'inaugurazione dei campi di tennis e bocce

(Zuccherificio di Molinella, XXX aprile 1933 - a. XI)

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

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