Il campanile nuovo compie 50 anni

   La corsa verso l’alto nella Molinella del secolo scorso

 

Il campanile nuovo, all’ombra del quale la gente si è seduta a tavola in questi giorni, è stato in realtà il convitato di pietra di questa seconda edizione della festa parrocchiale che si è conclusa ieri sera. Domani, infatti, all’insaputa di molti molinellesi, il campanile compirà 50 anni. 

 

 

 

 

A ricordarci l’anniversario è ancora una volta don Gardini, il quale, alla data del 6 maggio 1964, scriveva sul diario della parrocchia: “Oggi, alle ore 15.30,il nuovo campanile - la cui costruzione era cominciata nell’ottobre del 1962 - è arrivato alla sommità…”.

 

Non proprio un capolavoro dell’architettura moderna, ma, insomma, è lì da mezzo secolo e ci abbiamo fatto l’abitudine. Sul bollettino parrocchiale, don Gardini sottolineava l’importanza “dell’ardita costruzione” con queste parole: “Dopo 55 anni, tre mesi e un giorno, la croce è tornata sul punto più alto di Molinella”, ribadendo, come aveva già fatto dieci anni prima, in occasione dell’inaugurazione del campanile della Chiesina, che “noi siamo contenti di vederlo salire ... Come un’antenna che raccoglie le voci cristiane di Molinella. Come un dito che ci indica il cielo. Come una pianta che esprime la forza del Vangelo. Come un monumento che abbellisce il paese …”.

 

 

Il campanile in costruzione (1964)

 

 

Per comprendere il significato della frase sull’altezza della croce, occorre tornare al mese di febbraio del 1909 e al clima di quegli anni, quando fu demolita la parte superiore del campanile pendente. “Il popolo cristiano della Molinella, credendo di cogliere nelle decisioni delle autorità civili una volontà ostile – scrive ancora don Gardini – visse quell’avvenimento come una vera e propria amputazione… Il giorno 5 venne rimossa la grande croce di ferro che campeggiava là in cima dal 1763”. Gettata tra i ferri vecchi, la croce sarà recapitata una notte davanti alla porta della Canonica, “messa lì da persona pia, che voleva evidentemente rimanere anonima”.

 

Conservata per più di cinquant’anni in qualche luogo sicuro, in attesa di restituirla al suo antico splendore, ecco che, ultimata la costruzione del campanile, la croce poteva tornare finalmente “sul punto più alto di Molinella”. Per la gioia di don Gardini che, come tutti i figli di un secolo dalle forti contrapposizioni, a questo genere di primati si dimostrò sempre molto sensibile.

 

 

Molinella vista dall’alto del campanile (1968)

 

 

Fatto il campanile, ora bisognava cominciare a pensare alle campane. Due anni dopo, il 21 novembre 1966, furono issate sul campanile le 4 campane minori e il 1° dicembre il “campanone nuovo” suonò mezzogiorno. Fusa presso la fonderia De Poli di Vittorio Veneto, la campana maggiore era un dono della famiglia Zucchini-Yorkowitz. Negli auspici del parroco, avrebbe dovuto suonare “a perenne memoria del Concilio Vaticano II°”, ma le cose andarono diversamente. Trattenuto nel suo oscillare dalle precarie condizioni di salute del nuovo campanile, che si manifesteranno in maniera preoccupante tra non molti anni con il crollo di alcune pietre dalla sommità, incrinato nella voce dal danno prodottosi sul bronzo probabilmente già al momento del montaggio, il campanone sarà costretto a cantare un po’ in falsetto fino al pomeriggio del 14 maggio 1984.

 

Si tirano su le campane (novembre 1966)

 

Stavo facendo dottrina nello studio del cappellano, quando ho sentito un grande fragore - scrive don Carlo Federici, subentrato nel frattempo a don Gardini alla guida della parrocchia - Sono corso fuori e ho visto che alcune grosse pietre si erano staccate dalla parete del campanile, precipitando a terra. Altre avevano sfondato il tetto della chiesa. Il rumore ha richiamato molta gente. Nessuno grazie al Cielo è stato colpito, neppure le macchine che sostavano davanti alla banca”. Ad un più attento sopralluogo risulterà “l’inconsistenza di un’intera parete del campanile nuovo, che in un punto, a trenta-trentacinque metri da terra, si è completamente staccata dai pilastri di cemento, con evidente pericolo di crollo”. Si dovette intervenire subito. Le campane vennero “legate definitivamente”. Si montò un ponteggio e i lavori di restauro del campanile appena ventenne furono affidati ad una ditta locale.

Il campanile nuovo imitava quello vecchio e sembrava - anche lui, il nuovo - non volerne proprio sapere di starsene lì, buono e tranquillo, mentre la vita di Molinella gli scorreva in mezzo ai piedi. Cambiano i campanili, si rettificano le altezze, si modificano le posizioni, ma solo il“pericolo di crollo” qui è sempre stabile. Come nel 1902, torneremo a perdere “il bel canto delle nostre campane”. Allora fu silenzio completo per almeno tre anni e altri nove dovettero trascorrerne prima che, nel 1914, si potesse trovare una sistemazione decorosa ai “sonori bronzi”, che da un traliccio di legno montato nel cortile della canonica furono trasferite nella cosiddetta Torretta Reggiani, appositamente costruita dietro l’abside della chiesa vecchia. Questa volta ci soccorrerà la tecnica moderna el’offerta generosa dell’industriale Natalino Pancaldi. Un impianto stereo, che amplifica la voce melodiosa di un nastro registrato, si sostituirà al suono delle campane. “E’ tutto elettronico”, ma non sarà più la stessa cosa.

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