Formato Mignon. Un articolo di Francesco Martelli.

 

 

 

Giovedì scorso, agli Assoluti di Riccione, mi è capitato di nuotare col CN la prima frazione della staffetta 4x100sl che ha dato a Luca Dotto il nuovo record italiano (47”96). L'impresa del veneto, primo italiano sotto i 48”, e ancor di più quella dell'australiano McEvoy che il 12 aprile ai trials olimpici di Adelaide ha stabilito il nuovo record del mondo dei 100sl in 47”04 (“un tempo spaziale”, ha scritto la Gazzetta), hanno fatto indubbiamente molto rumore nel nostro ambiente. Ma il primo a muovere le acque del nuoto internazionale in quest'ultimo periodo è stato il francese Clement Mignon, che qualche settimana fa, ai trials di Montepellier, ha eliminato il campione olimpico Manaudou, nuotando i 100sl in 48”01, tempo che vale il biglietto per Rio 2016. Ed è proprio del mio amico Mignon che voglio parlare.

 

Io e Mignon ci siamo conosciuti nel 2010 al “5 Nazioni” di Novara, dove ci sfidammo per la prima volta nella finale dei 200sl: lui 1° in 1'52”78, io 2° in 1'53”46, terzo il tedesco Horn, 1'54”08.

Ci siamo poi ritrovati in luglio dello stesso anno agli Europei Juniores di Helsinki e da allora siamo sempre rimasti in contatto.

Ogni tanto ci sentiamo su facebook. Nell'estate del 2013 avremmo dovuto vederci a Nizza per un periodo d'allenamento insieme, ma poi non se ne fece nulla.

Quando, circa un mese fa, ho letto della sua impresa, gli ho subito mandato un messaggino. Lui mi ha risposto, ricordandomi la foto che pubblico qui sopra. Siamo ad Helsinki nel 2010, fianco a fianco (io a sinistra, lui a destra) nella terza frazione della staffetta 4x100sl, 1^ la Francia, l'Italia 4^.

 

Vista così, a quasi sei anni di distanza, mi verrebbe da dire che Mignon è partito ed io sono rimasto ai blocchi. Mignon è diventato un campione ed io un velocista di complemento, schiacciato tra le onde di Dotto, Magnini e Leonardi, come si è visto l'altra sera in tv.

 

Ma non si fa sport a questi livelli se non hai dei sogni da inseguire, per quanto impossibili possano sembrare. Parlo di sogni, non di obiettivi, che bene o male appartengono al mondo del reale o del possibile. I sogni sono sogni e possono restare tali anche tutta la vita, senza il conforto cronometrico.

 

Il nuoto non vende sogni, ma solide realtà (come dice una pubblicità). I sogni però aiutano a vivere. E, qualche volta, a nuotare addirittura più forte. Arriverà l'onda.

Francesco Martelli

 

 

 

 

 

   

 

 

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