Il mio amico Paolo Musiani: farina di grano duro più che polvere di stelle

 

La squadra del Bar Stazione, 1975: Paolo Musiani è il primo da sinistra in piedi

 

 

Un articolo di Sandro Bertocchi

 

Farina di grano duro più che polvere di stelle. Gino Paoli piuttosto che Cesare Pavese, e soprattutto Pino Donaggio. Altro che Milan Kundera! Di veramente insostenibile in Paolo Musiani c’era il desiderio di dirLe tutto, di dichiararsi, finalmente. Però erano altri tempi, eravamo tutti ostaggio della nostra timidezza. Lui poi, così brillante con noi amici maschi e così titubante e ansioso al cospetto dell’altra metà del cielo!

Figlio di fornai (da cui il titolo), mente brillante, alla fine superò di slancio le vicissitudini scolastiche del Classico, da imputare più che altro a quei repentini innamoramenti che lo costringevano a lunghe elucubrazioni pomeridiane. Al diavolo aoristi e plutarchi e alfabetagammadelta, benedetto il divano e le ore orizzontali passate a fissare il soffitto di una stanza senza il cielo, a immaginare, a immedesimarsi, a mimare perfino i gesti e a pronunciare le parole che non Le avrebbe mai detto.

Nelle festicciole domenicali in casa dall’uno o dall’altro si improvvisò spesso DJ, affidando a Donaggio quella supplica sublime ripetuta per interposta persona dal quarantacinquegiri suonato all’infinito : io che non vivo più di un’ora senza te come posso stare… Come poteva mai stare quel damerino di Musiani? Perchè Musiani vestiva Donati! Un’estate di una vita fa fece il suo ingresso al bar Stazione con indosso una giacca gialla di un taglio che la diceva lunga sulla qualità della nota boutique bolognese, lo invidiammo e lo invidiamo tuttora.

 

Musiani, Melloni, Selleri, Nerini (1975)

 

Talentuoso giocatore di carte, virtuoso del “giaguaro” e cultore del “tressette col taglio”, giocava bene a biliardo e se la cavava a calcino, apprezzabile la sua tecnica col pallone. Tifoso del Bologna per discendenza dinastica, affetto per questo da zebrafobia, sindrome da sudditanza psicologica comune ai simpatizzanti della squadra felsinea, e dunque refrattario ai film in bianconero, alle tastiere dei pianoforti, alle stesse righe pedonali e a quant’altro abbini i due sgradevoli colori.

Niente di memorabile, però ne abbiamo di ricordi in comune io e Musiani. Chi mastica l’inglese direbbe che tra noi c’era feeling, condividevamo un umorismo sottile, se mi è consentito attribuircene la peculiarità, abbiamo vissuto situazioni buffe, spesso comiche. Credo proprio che non me ne vorrà, il Dottore, se ne ho tratteggiato questo profilo giovanile, riportandolo a una ribalta mediatica discreta e selettiva, qual è il duecaffè online. (sb)

 

 

   

 

 

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