Le campane della Chiesina di San Francesco

 

tornano a suonare per i molinellesi indifferenti e distratti

 

 

 

 

Articolo di Alberto Fiocchi

 

Il Doppio alla Bolognese

Prima di parlare del restauro è doveroso un cenno sulla tecnica di suono alla bolognese anche detta suono a doppio. E’ una tecnica che vede gli albori nel XVI secolo e si consolida nella forma attuale nel XIX secolo; viene praticata in tutto il territorio bolognese ed estesa anche nelle limitrofe province di Modena, Ferrara, Ravenna e Forlì. Si differenzia dalle altre modalità di suono sia per la tipologia di montaggio delle campane che per la tecnica di suono. Le campane sono montate “a slancio” ovvero tutto il bronzo è completamente a sbalzo rispetto all’asse di rotazione della campana (fig. 1); si differenziano dal montaggio con il ceppo incavato (Fig. 2 - tipico del nord Italia) nel quale l’asse di rotazione viene posto prossimo al baricentro dell’insieme ceppo-campana. In questa configurazione la campana è sostanzialmente in equilibrio in qualsiasi posizione rendendo meno faticoso e complesso l’uso; il battaglio però suona per caduta e non a slancio e ne deriva che la potenza del suono prodotto è nettamente inferiore.

 

   

 

 

Di norma sono presenti 4 campane di peso e dimensione diverse, al fine di ottenere 4 note in scala. Sono presenti in alcuni campanili anche concerti di 5 o 6 campane ma, la prevalenza è di concerti di 4 campane in scala maggiore. Per ottenere ciò i bronzi devono essere opportunamente dimensionati: ponendo pari a 1 il peso della campana denominata “Grossa”, avremo poi una “Mezzana” con un peso paria a circa 2/3 della grossa, una “Mezzanella” con peso pari ad 1/2 della grossa ed una “Piccola” con peso pari ad 1/3 della grossa. Nel doppio alla bolognese i campanari, uno per ogni campana (o più di uno se il peso della campana lo richiede), suonano posizionandosi nella cella campanaria direttamente a contatto con la campana. Questa viene azionata con una breve corda detta “al ciap”.

 

Cenni storici

L’attuale configurazione della cella campanaria risale al 1967 circa a seguito di un rifacimento della cella campanaria avvenuto nel 1954, come riportato anche nelle iscrizioni presenti sulla campana piccola e sulla grossa: “Richiamo degli uomini distratti e indifferenti questa campana già fusa nel 1955 Don Vittorio Gardini nel 1967 di maggiore peso fece rifondere”; ci siamo quindi trovati di fronte ad una incastellatura costruita indicativamente nel 1954, sempre per volontà di Don Vittorio Gardini e successivamente modificata. Nel 1967 il concerto è stato ampliato mantenendo le due campane maggiori fuse nel 1954 che sono diventate le due medie del nuovo concerto ed inserendo una nuova piccola ed una grossa di maggior peso.

Questa operazione ha comportato l’allargamento del castello per ospitare le campane più grandi da cui è derivata una installazione non ottimale ma, in virtù anche del modesto peso delle campane, comunque funzionante. Per far spazio alle campane più grandi è stato necessario spostare i due supporti esterni all’interno dello specchio delle finestre laterali; le campane piccola e mezzanella pertanto ruotano in parte all’interno del vano delle finestre. In particolare per la mezzana nel 1967 si è reso necessario scavare all’interno della spalletta della finestra per ricavare lo spazio necessario per far passare la campana.

Tutto ciò è stato eseguito nel 1967 circa; il nostro lavoro ha riportato in perfetto stato di funzionamento le campane mantenendo la configurazione a suo tempo voluta da Don Vittorio Gardini. Abbiamo apportato alcune lievi correzioni alle spalliere ed al ponte per rendere più agevole l’uso. Guardando i segni sulla struttura muraria se ne può presumere che probabilmente prima del 1954, o per meglio dire prima della guerra, il campanile fosse più basso e le campane fossero installate al di sotto dell’attuale piano campane, all’altezza del primo giro di finestre.

L’attuale cella campanaria, indicativamente costruita nei primi anni ‘50, appare, anche nei materiali impiegati, di più recente fattura rispetto al resto del campanile: il piano è in cemento armato così come il sistema di pilastri e di piani per supportare la guglia. Il tutto finito sulla parte esterna in laterizio per mantenere l’estetica simile al resto del campanile. Le finestre erano provviste di serramenti come si evince dagli attacchi murati, ora non più presenti, probabilmente perché deteriorati dal tempo e dall’incuria. Questa mancanza è stata forse la causa del successivo stato di forte degrado del castello e degli armamenti delle campane.

 

Il restauro

Abbiamo eseguito il primo sopralluogo circa 3 anni fa su richiesta di Don Nino Solieri. All’epoca era da poco terminato il restauro della chiesa ma al campanile non era stato fatto nulla. Erano ancora presenti i vecchi piani in legno collegati da scale sempre in legno, il tutto fatiscente e pericolante. Siamo comunque saliti per verificare lo stato, pur consapevoli che sarebbe stato necessario prima di procedere al restauro della cella, mettere in sicurezza l’accesso al campanile.

Tant’è che abbiamo potuto procedere con i lavori solo nell’autunno scorso per volontà di Don Federico Galli che nel frattempo aveva sostituito Don Nino. Attualmente all’interno della torre campanaria sono state rimosse le strutture in legno ormai marce ed è stata inserita una struttura provvisoria, tipo ponteggio da cantiere, che comunque consente la salita sulla torre in assoluta sicurezza.

Come si può notare nelle foto a seguire tutte le strutture in ferro si presentavano fortemente arrugginite; le parti in legno erano in parte marcite (spalliere e stanghe) ed in parte riarse per l’azione di pioggia sole e gelo (mozzi delle campane).

I cuscinetti su cui ruotavano le campane erano alloggiati su supporti in alluminio che, per effetto della spinta provocata dalla ruggine, erano per la maggior parte spezzati.

Gli infissi, come detto prima, non erano più presenti e questo è stato un problema a cui, pur in modo provvisorio, abbiamo dovuto porre rimedio al fine di non di vanificare il lavoro di sistemazione svolto.

I lavori di restauro sono iniziati il 17 settembre 2016 con lo smontaggio delle campane che sono state smontate e appoggiate sul piano della cella campanaria.

 

 

Smontaggio delle campane Svestitura delle campane

Successivamente abbiamo rimosso le armature, tecnicamente abbiamo “svestito” le campane. Tutto il materiale smontato è poi stato portato a terra per procedere al restauro vero e proprio.

In parallelo abbiamo tolto la ruggine e riverniciato il castello di supporto che, essendo murato, ovviamente non è stato possibile rimuovere. Sul castello abbiamo anche eseguito alcune opere di consolidamento rimuovendo una parte delle bullonature e sostituendole, previa pulizia, con bulloni nuovi. Questa operazione si è resa necessaria perché l’azione combinata di ruggine e gelo aveva indebolito la struttura e, cosa altrettanto grave, aveva gonfiato i giunti provocando un innalzamento di tutta la struttura. Questo innalzamento ha fatto sì che i supporti delle campane non fossero più a livello. Abbiamo poi sostituito tutti i cuscinetti ed i relativi supporti con materiale nuovo, ad esclusione dei cuscinetti della grossa. Questi ultimi erano gli unici dotati di un supporto in acciaio che ha resistito all’azione della ruggine. Nel frattempo abbiamo provveduto a tamponare le finestre in parte con lastre di policarbonato ed in parte con teli di PVC rinforzato. Soluzione evidentemente provvisoria ma che ci consente di preservare il lavoro svolto in attesa che magari in futuro ci sia la possibilità di ripristinare i serramenti come in origine. Abbiamo poi provveduto a spazzolare e riverniciare tutte le parti in ferro delle armature smontate; abbiamo inoltre dovuto sostituire in quasi tutti i ferramenti le parti filettate in quanto troppo deteriorate dalla ruggine.

Per la parte in legno recuperabile abbiamo provveduto ad un’accurata pulizia e successivamente ad una nuova impregnatura con olio di lino cotto. Per alcune parti in legno troppo deteriorate, tipo le spalliere, abbiamo preferito optare per la sostituzione al fine di garantire solidità e sicurezza a lavoro finito. E finalmente il 27 dicembre abbiamo iniziato l’opera di rimontaggio delle campane che si è conclusa il 4 gennaio 2017.

 

Lavoro finito

Il pomeriggio di domenica 8 gennaio 2017 abbiamo potuto eseguire la prima suonata a doppio post restauro. Le campane della chiesa di San Francesco hanno tornato a far udire “la loro voce più forte ai Molinellesi distratti” così come era nelle intenzioni di Don Vittorio Gardini che circa 60 anni fa volle questo concerto di campane.

 

Queste le caratteristiche delle campane:

 

 

Hanno partecipato al restauro: Pietro Triberti, Giordano Grazia, Andrea Grazia, Marco Grazia, Paolo Palmese e Alberto Fiocchi, sotto la guida esperta del maestro campanaro Maurizio Muzzi.

 

 

   

 

 

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